LA SICILIA DIVENTA IL PRIMO LUOGO AL MONDO FUORI DAGLI USA A FORMARE PILOTI F-35

In Sicilia nascerà il primo polo di addestramento per piloti di caccia F-35 al di fuori degli Stati Uniti. L’annuncio è arrivato dal ministro della Difesa Guido Crosetto durante una visita alla base aerea di Decimomannu, in Sardegna, sede dell’International Flight Training School. L’occasione era la cerimonia di consegna dei brevetti ai nuovi piloti militari, svoltasi mercoledì 2 luglio.

Il ministro ha confermato così le voci che circolavano da mesi: l’Italia ospiterà un centro di formazione strategico per il programma Joint Strike Fighter (JSF), che ruota attorno al caccia multiruolo di quinta generazione F-35 Lightning II, prodotto dalla statunitense Lockheed Martin.

«Siamo l’unico Paese al mondo dove vengono assemblati gli F-35, a Cameri», ha ricordato Crosetto, facendo riferimento allo stabilimento piemontese dove avviene l’assemblaggio finale dei velivoli destinati ai clienti europei. Il nuovo polo in Sicilia costituirà così un “doppio primato” per l’Italia: addestramento e produzione.

Il programma F-35: numeri e alleanze
Il programma JSF, avviato nel 1994, coinvolge numerosi Paesi, tra cui Stati Uniti, Italia, Regno Unito, Canada, Australia, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi e – inizialmente – anche la Turchia. Il caccia F-35 è attualmente il velivolo multiruolo più diffuso al mondo, in grado di operare in diverse configurazioni e scenari.

Oltre ai Paesi membri del programma, altri Stati ne hanno acquistato esemplari: tra questi Belgio, Finlandia, Grecia, Corea del Sud, Polonia, Romania, Singapore, Svizzera e Israele. Proprio quest’ultimo ha fatto ampio uso degli F-35 in operazioni militari recenti, soprattutto nella Striscia di Gaza. Tra gli episodi più controversi, il bombardamento del luglio 2024 sulla zona di Al-Mawasi, a Khan Younis, definita “sicura”, che ha causato la morte di 90 palestinesi.

Le critiche della società civile
L’espansione del programma F-35 non è esente da critiche. Lo scorso febbraio, oltre 230 organizzazioni internazionali hanno sottoscritto una lettera indirizzata ai governi partecipanti al programma JSF per chiedere la sospensione delle esportazioni di armamenti, in particolare verso Israele.

La richiesta si fonda sul Trattato sul commercio di armi (ATT), ratificato da tutti i Paesi partner del programma ad eccezione degli Stati Uniti, che prevede l’interruzione delle forniture militari in presenza di “rischi concreti” di utilizzo per violazioni del diritto umanitario internazionale. Secondo le ONG firmatarie, la prosecuzione delle vendite di F-35 e componenti associate rappresenta una violazione non solo del trattato stesso, ma anche della Convenzione di Ginevra e del diritto internazionale consuetudinario.

Una scelta strategica, ma controversa
L’istituzione del centro di addestramento in Sicilia rappresenta, dal punto di vista strategico e industriale, un’importante conferma del ruolo dell’Italia nel programma F-35. Tuttavia, accanto agli sviluppi tecnologici e militari, il dibattito internazionale sulla destinazione d’uso di questi aerei da guerra resta aperto.

Mentre il governo sottolinea il valore economico e geopolitico dell’iniziativa, una parte consistente della società civile e del mondo umanitario continua a sollevare interrogativi etici e giuridici sull’impiego degli F-35 nei conflitti, soprattutto in scenari dove la protezione dei civili dovrebbe restare prioritaria.

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