DUE ITALIANI DETENUTI NEL CARCERE PER MIGRANTI NELLE EVERGLADES: UNO È NATO A TAORMINA

Si trova rinchiuso nel nuovo carcere per migranti illegali nel cuore delle Everglades, in Florida, anche un cittadino siciliano: si tratta di Gaetano Cateno Mirabella Costa, 45 anni, nato a Taormina il 12 luglio 1980, residente negli Stati Uniti da alcuni anni. Insieme a lui, è detenuto anche l’italo-argentino Fernando Eduardo Artese, 63 anni. Entrambi si trovano nel discusso centro noto come “Alligator Alcatraz”, soprannome dato all’impianto penitenziario costruito tra paludi, alligatori e pitoni, fortemente voluto dal presidente Donald Trump.

Il carcere – che si estende su una vasta area delle Everglades – è stato concepito per ospitare migranti irregolari in attesa di espulsione. “Potrebbe essere più duro della vera Alcatraz”, ha commentato Trump durante una visita alla struttura, sottolineando di non preoccuparsi affatto delle polemiche che la circondano.

Secondo quanto si apprende, Mirabella Costa, originario di Fiumefreddo ma nato a Taormina, è stato arrestato una prima volta il 3 gennaio 2025 nella contea di Marion per possesso di droga, e successivamente rilasciato. È tornato in custodia il 17 marzo e poi di nuovo rilasciato pochi giorni dopo, il 22. Non è chiaro quando sia stato trasferito nel carcere federale per migranti. Dalle informazioni emerse sul suo profilo Facebook, l’uomo risiedeva da tempo in Florida.

Più nota è la vicenda di Fernando Eduardo Artese, italo-argentino entrato negli Stati Uniti circa dieci anni fa dalla Spagna con passaporto italiano, superando il limite dei 90 giorni previsti dal programma di esenzione del visto. Il 63enne è stato arrestato a fine giugno nei pressi di Jupiter, proprio mentre si preparava a partire con la figlia per un viaggio che li avrebbe portati in California, Argentina e infine in Spagna. L’idea era quella di documentare il viaggio con un canale YouTube dal nome Argentinomade.

Artese, però, è finito in manette per non essersi presentato a un’udienza in tribunale relativa a un’accusa di guida senza patente risalente a marzo. La figlia, Carla Artese, ha raccontato ai media locali che il padre non si era recato in aula per timore di essere fermato dalle autorità migratorie, come già accaduto ad altri. Nonostante il pagamento di una cauzione di 250 dollari, Artese è stato comunque trattenuto a scopo di deportazione.

Non lo vediamo dal 25 giugno, ed è ad Alcatraz dal 3 luglio“, ha dichiarato la figlia. Lo stesso Artese, dal carcere, ha rilasciato dichiarazioni forti al Tampa Bay Times, definendo la struttura “un campo di concentramento“. “Ci trattano come criminali – ha denunciato – è una continua ricerca di umiliazione. Eppure siamo tutti lavoratori, persone che lottano per le nostre famiglie”.

La Farnesina, tramite il Consolato Generale d’Italia a Miami e l’Ambasciata a Washington, ha confermato di seguire “con la massima attenzione” il caso, mantenendo contatti costanti con i familiari dei due connazionali e sollecitando informazioni aggiornate alle autorità americane sull’eventuale rimpatrio.

La comunità siciliana in Florida, intanto, osserva con crescente preoccupazione la vicenda del taorminese Mirabella Costa. E anche in Sicilia, l’indignazione per le condizioni di detenzione in quello che viene ormai definito “il carcere degli alligatori” cresce giorno dopo giorno.

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