“Avevamo proposto alla Qè una transazione pur di evitare i licenziamenti”

95047.it Il Gruppo imprenditoriale Di Cavolo non ci sta. Il vortice che ha travolto, di botto, i lavoratori del call center Qè ha visto anche un passaggio che – alla luce di quanto accaduto – merita di essere approfondito. La questione è quello del capannone di contrada Monafria che ospitava (parliamo ormai al passato) una parte consistente degli uffici del call center. Ebbene, si era parlato del debito legato all’affitto che il Qè avrebbe dovuto versare allo stesso gruppo imprenditoriale paternese, tra le cause che avrebbero portato alla chiusura: a quanto pare nulla di più falso.

“Fino al 30 marzo scorso, ovvero, fino a pochi giorni fa – spiegano i vertici del Gruppo Di Cavolo – abbiamo provato in tutti i modi di venire incontro alle esigenze del call center. L’affitto non ci viene pagato dal giugno del 2014: nonostante questo, una volta intuito quello che stava accadendo a proposito dei paventati licenziamenti, abbiamo detto ai rappresentanti della Qè che una soluzione l’avremmo trovata purché si sarebbero salvaguardati i posti di lavoro. E’ tutto verbalizzato davanti al giudice presso il quale avremmo dovuto procedere ad una transazione bonaria. Ma non siamo stati ascoltati. Noi non potevamo fare di più. A questo punto, andremo avanti in qualsiasi modo per la nostra strada”.

Intanto, sul fronte della vertenza, per le prossime ore sono attesi possibili sviluppi. Al di là della possibile stipula dei contratti di solidarietà, si provano a salvare alcuni posti di lavoro. L’impresa è di quelle ardue ed è inutile creare illusioni: attendiamo di conoscere quelle che saranno le prese di posizione dell’azienda.