Dalle Commissioni alla Galleria d’Arte: l’importante è (non) parlarne

95047.it Di recente mi è capitato molto spesso. Sentirsi dire: “Perché hai dato quella notizia? Non potevi stare zitto?”. L’informazione come fastidio: quasi che il sollevare alcuni temi diventi fuoriluogo. Inopportuno perché al momento ci si deve concentrare su altre cose. Una equazione che non va, è chiaro. Esattamente otto giorni fa lanciavamo una questione che non può costituire una priorità di trasparenza: quello della pubblicazione dei verbali delle commissioni consiliari sul sito del Comune. Qualcuno (dei consiglieri) è intervenuto timidamente; molti altri (sempre dei consiglieri) hanno preferito tacere nella speranza che la questione si sopisca presto. Non accadrà, questo è certo: perché la trasparenza o è massima oppure non può essere parziale. E’ sacrosanto che i cittadini di Paternò vengano informati degli argomenti di discussione delle oltre 1200 commissioni che si celebrano in un anno. 

Ieri, il collega Salvo Fallica dalle colonne de La Sicilia ha, invece, rilanciato con la consueta efficacia su un’altra vicenda che non può essere banalizzata: è quella della Galleria d’Arte Moderna. “La Galleria d’Arte Moderna rimane chiusa – scrive Fallica -. Nonostante la battaglia civica e culturale dei media, il “gioiello” culturale di Paternò con importanti opere di prestigiosi artisti del Novecento italiano, rimane incredibilmente chiuso. Silenzio da parte del governo Mangano, che per rigore di cronaca ne ha decretato la chiusura”. Ed ancora: “E’ davvero incredibile che tutto questo avvenga nel silenzio da parte del governo locale. Ed anche nel silenzio delle opposizioni. La richiesta di risposte su questi temi è stata avanzata sui media, nessuna risposta da parte del governo cittadino. E’ triste dover chiudere con un aneddoto che svela molto delle debolezze delle politiche culturali locali. Di recente, alla seconda edizione del Premio Giulio Einaudi, ha partecipato il nipote dell’editore, Malcom (presidente della Fondazione dedicata al nonno). Anche lui si è informato sulla Galleria d’Arte. Peccato che, così come il nonno 20 anni prima, nemmeno lui abbia potuto visitarla”.

Quella del silenzio non può essere una strategia. E’ quasi un’ammissione di colpevolezza. Ma anche la stampa è garantista: e lo è a tal punto che anziché puntare il dito rischiando di sentirsi dire di essere di parte, continuerà a parlare, raccontare e denunciare. Lo si deve alla gente ed ai lettori. Non certo a chi gestisce il potere.