
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Osservatorio Etneo, ha segnalato l’inizio di una nuova fase eruttiva sull’Etna. A partire dalle ore 23:25 UTC (01:25 ora locale) del 18 giugno, è stata osservata un’attività esplosiva al Cratere di Sud-Est, uno dei coni attivi del vulcano.
Secondo il modello previsionale elaborato dai vulcanologi, un’eventuale nube eruttiva derivante da questa attività dovrebbe dirigersi verso nord, ma l’osservazione diretta dell’evento risulta attualmente limitata a causa della copertura nuvolosa presente nell’area sommitale.
Già nella serata di ieri, intorno alle 21:00 UTC, i sensori dell’INGV avevano rilevato un incremento dell’ampiezza media del tremore vulcanico, sebbene con andamento oscillante. Il fenomeno si è intensificato ulteriormente dalle ore 02:00 UTC del 19 giugno, raggiungendo un livello alto alle 02:40 UTC. Il tremore vulcanico è un indicatore dell’attività magmatica in corso nel sottosuolo, e la sua intensificazione rappresenta un chiaro segnale di risalita di magma.
La localizzazione esatta del centroide delle sorgenti del tremore, così come quella degli eventi infrasonici, risulta al momento incerta a causa di problemi tecnici. Tuttavia, i dati precedenti collocavano l’origine del tremore nell’area del Cratere di Sud-Est, e i segnali attuali indicano un aumento degli eventi infrasonici di modesta ampiezza riconducibili alla stessa zona.
Le reti di monitoraggio della deformazione del suolo, in particolare la stazione dilatometrica DRUV e la rete GNSS permanente, non mostrano al momento variazioni significative, segno che non si registrano forti pressioni interne tali da provocare deformazioni visibili del vulcano.
L’INGV ha assicurato che continuerà a monitorare la situazione con attenzione e fornirà tempestivamente ulteriori aggiornamenti in caso di evoluzioni.