Il sabato il clan riscuoteva i debiti della droga

95047.it Nel traffico di droga (soprattuto cocaina) che circolava in città, il fine settimana era dedicato alla riscossione dei crediti. Venivano chiusi i conti, in pratica. E le entrate venivano tutte fatte confluire nella cassa dell’organizzazione: ai pusher veniva, poi, dato il loro meritato “stipendio”. Ed il compito di far quadrare le somme ricevute con quelle versate non era esattamente una passeggiata di salute. Si partiva il sabato: venivano contattati tutti i debitori. Uno per uno per indurli a saldare il pagamento. Ed i modi con i quali si “metteva pressione” per avere i denari era, ovviamente, tutt’altro che diplomatico. Questo il tenore di una delle decine di telefonate intercettate dagli inquirenti: “A mia non m’interessa, a stasira mi putiti dari i machini…a stasira i machini…a stasira i buscati tutti pari…ciao”.

Ma dai pedinamenti e dai dialoghi captati dai militari, emerge anche che il gruppo lavorasse la cocaina occupandosi anche di tagliarla. In una circostanza, infatti, i carabinieri intercettarono e sequestrarono una 510 grammi di cocaina purissima dalla quale era possibile quasi 3 mila dosi singole: “Turi…non t’aiu chiamatu picchì a sgrassai…domani a pigghiu…a stai abbissannu…staiu ennu ad abbissarla…domani abbessu…pi Natali ti sevve cosa? Appena sugna operativo ti chiamu…850 euro pisata…chidda dda è buona…senza tagghiu e senza nenti…”.

E c’era anche la droga per la quale non bastavano i “soliti” 20 euro: per acquistarla servivano più soldi. Perché quella cocaina era “bumma atomica”, così come il tipo di dosi. Così come del resto veniva spiegato al “cliente” di turno: “N’haiu tutti di centu…”, “Haiu vinti euru…ma duni, appoi alli voti ti dugnu…”, “No, tutti di centu…è bumma atomica”, “M’ava passu…non mi po’ dari nenti?”, “No”, “Vidi chi po fari”.