Irpef, il peccato originale dell’amministrazione e le inquietudini della minoranza

95047.it Fermarsi al dato dei numeri, fermarsi a quel 15 a 9 che non verrà mica ricordato come il 4-3 di Italia-Germania, o fermarsi alla valanga di accuse reciproche e dettagliate scatenatisi in consiglio, sarebbe la conferma che quanto accaduto a proposito del taglio all’addizionale Irpef è stata soltanto l’ennesima battaglia di risiko. O, meglio, una vittoria di Pirro e nulla più. E che l’azione responsabile, o presunta tale, della minoranza era solo il terreno fertile per concimare al meglio la ormai prossima campagna elettorale.

La minoranza (divenuta per una sera maggioranza) deve alla città una prova di maturità che esula dai numeri, dalle fazioni e dalle parole. Che certifichi chi è davvero opposizione e chi lo è a convenienza. Che dimostri – se ce l’ha – di avere un progetto serio che, eventualmente, possa essere capace di essere alternativo. Altrimenti, stiamo a raccontarci le solite chiacchiere.

Alle più adamantine delle menti libere non è sfuggito come la delibera di aumento dell’addizionale Irpef della giunta Mangano sia nata con il peccato originale del non avere saputo (o forse voluto) comunicare in maniera chiara alla città quale fosse il punto di partenza. Se al posto di agitare lo spauracchio del dissesto finanziario, di demolire le figure istituzionali dei Revisori, di provocare una faida tutta interna al consiglio con risvolti che si sono trascinati con denunce alla Corte dei Conti ed alla Procura, si fosse detto: “Cari concittadini, Stato e Regione stanno tagliando tutti i contributi e, per assicurare i servizi essenziali occorre uno sforzo da parte di tutti, vi chiediamo con umiltà, di comprendere il momento”, forse le cose avrebbero preso una piega diversa. Anzi: certamente le cose avrebbero preso una piega diversa.

Ma così non è stato. L’amministrazione il più delle volte ha preferito trincerarsi dietro intraducibili silenzi o, in alternativa, alla presentazione di conteggi che erano un inno al tecnicismo. Un errore. Un errore comunicativo prima ancora che politico. La gente vuole dialogo e sostanza. E dialogo e sostanza non se ne sono visti. Ecco perché, se dall’altra parte della barricata la minoranza pretende fiducia deve dimostrare di sapersela guadagnare: non basta certo la riduzione dell’addizionale Irpef per ergersi paladini di un eventuale buongoverno. Di queste storie ne abbiamo viste e vissute (sulla nostra pelle) tante. Troppe. 
Perché da anni, grazie anche ad una schiera senza macchia e senza peccato di politicanti, si è arrivati al punto di rischiare di morire di carestia, di irrilevanza e di conti che non tornano. Sul palcoscenico di un teatrino dell’assurdo che questa terra è diventata.

1 Comments

  1. eppure mi sembra che voi stessi avete pubblicato un intervista al sindaco che diceva con chiarezza proprio i punti che hai elencato

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