L’omicidio di Pedalino: l’incidente probatorio non fa luce sul giallo

95047.it Partiamo da due premesse. La prima è che di prove schiaccianti non ce ne sono (almeno questo direbbe l’incidente probatorio celebratori dinanzi ai giudici). La seconda è che il docente di musica 57enne Giulio Arena si è sempre professato innocente. Sin dall’indomani di quel 19 dicembre quando venne accusato di avere ucciso con almeno 30 coltellate il 66enne Natale Pedalino ritrovato cadavere dopo essere stato scaricato da un mezzo alla periferia sud di Paternò. 
La collega Erika Intrisano dalle colonne del quotidiano on-line livesiciliacatania.it racconta: “Il gip Giovanni Cariolo nel corso dell’udienza svolta a porte chiuse nella I sezione del tribunale di Catania, ha ascoltato il perito Nicolò Polizzi incaricato di analizzare decine di campionature acquisite dai Ris di Messina. Gli esami sono stati effettuati sui dei reperti, fra cui della scarpe, un giubbotto e dei coltelli appartenenti ad Arena. Pm titolare delle indagini è Fabrizio Aliotta. Nessuna traccia riconducibile alla vittima è inoltre sarebbe stata rinvenuta nella lavanderia della villetta dell’indagato, situata al confine tra Belpasso e Ragalna. Niente neanche nelle lame dei coltelli. Dagli esami spunta invece un elemento nuovo: una macchia di sangue – il cui Dna appartiene alla vittima – trovata nel terzo gradino di una piccola scala mobile perquisita nell’abitazione dell’indagato”.

I legali di Arena, Salvatore Caruso e Antonio Giuffrida, chiederanno un parere al loro perito per ottenere un quadro indiziario quantomeno più completo. Intanto, l’indagine resta complessa. E, elemento tutt’altro che di secondo piano, manca ancora quello che sarebbe il movente dell’efferato omicidio. Mica roba da poco.