«PATHOS», LA NUOVA RACCOLTA DELLA PATERNESE GRAZIA DISTEFANO, NATA DURANTE LA PANDEMIA

Ritorna in libreria, la poetessa siciliana Grazia Distefano, originaria di Paternò, con la raccolta di poesie “Pathos”.

Nata nel periodo di pandemia, quando l’esperienza di costrizione le ha dato una spinta maggiore alla scrittura, al ripiegamento interiore, l’opera è caratterizzata principalmente da scritti poetici tra loro eterogenei, sia impersonali sotto forma di metafore, dialoghi, che intimi, e da brevi escursioni nella prosa e riflessioni.

L’autrice ha utilizzato più stili di scrittura, spinta dalla necessità di scandagliare le tematiche che le stanno a cuore. Molti argomenti sono anticipati nello scritto in prosa in apertura, “Lettera alla vita”, una sorta di manifesto tematico, particolarmente apprezzato dal professore libanese Hafez Haidar, tra i più noti traduttori di Gibran, che ha curato la prefazione del libro.

La maggior parte delle poesie è preceduta da una breve citazione di un autore noto, che dà una chiave di lettura ai versi della poetessa, che sembrano svilupparsi attorno a quella traccia con la forza seducente di un linguaggio naturale e cristallino. Oppure sono anticipate da dediche, dettagli biografici e brevi note, che svelano ulteriori dettagli.

Conosciamo così le preferenze artistiche, letterarie e musicali dell’autrice che vanno ad aggiungersi alle altre informazioni rilasciate dalla lettura, tra cui il sentimento di gratitudine verso Dio e la vita, il forte bisogno di poesia, l’umile interrogarsi se la sua sia o meno arte poetica, atteggiamento che accomuna i grandi.

Al quesito è lo stesso Haidar a fornire una risposta positiva, approvandone la qualità letteraria. La validità è confermata anche dagli importanti piazzamenti di Distefano in vari concorsi nazionali e internazionali, vinti o in cui si è classificata tra i primi tre posti.

La preziosità della vita, con la speranza che essa superi i limiti di tempo e spazio, è dichiarata nei versi: “Inesorabile il tempo passa / e vorrei che l’ora/ dell’abbandono/ quel fascio di sontuosa luce / colga/ e porti con sé, il diario/ di una vita passata”. Altre poesie intime, sono dedicate agli affetti, in particolare all’amore per il marito, la cui dolorosa perdita è stata la spinta alla scrittura.

Come si legge nella nota riportata nel retro di copertina, attraverso la scrittura, Grazia «rivive momenti di vita vissuta insieme all’amore della sua vita, durato 35 anni.

La poesia ne illumina i momenti oscuri, e davanti a una lirica l’anima è come una spogliarellista perché cadono le coperture e rimane la nudità dei sentimenti.»

È un legame, quello con l’amato, che ritorna nel libro ed è ricordato anche nella bella immagine di copertina realizzata dall’artista Stefano De Gennaro, con un disegno stilizzato che ritrae un uomo e una donna che si incamminano mano nella mano.