
Palermo – Cartelle cliniche falsificate, interventi chirurgici non necessari, diagnosi in ritardo e operazioni eseguite solo per “gonfiare” le statistiche e ottenere maggiori rimborsi dalla Regione. È il quadro inquietante emerso dalle denunce di Francesco Caronia, chirurgo toracico in servizio presso l’Ospedale Civico di Palermo, protagonista di un’inchiesta esplosiva trasmessa martedì 6 maggio nel programma televisivo Le Iene.
Per tre anni, Caronia ha raccolto prove, audio e documenti di quanto – a suo dire – avveniva quotidianamente all’interno del reparto in cui lavorava, all’insaputa dei colleghi e del primario, Damiano Librizzi. Il suo racconto, suffragato da registrazioni e documentazione cartacea, rivela pratiche sanitarie allarmanti, con possibili gravi conseguenze per la salute dei pazienti.
«Nonostante otto denunce presentate in Procura, non succede nulla. Così ho deciso di registrare tutto e raccontare pubblicamente quello che ho visto», afferma il medico.
Tra i casi più gravi segnalati, vi sarebbero pazienti operati senza reale necessità, altri sottoposti a interventi chirurgici con ritardi diagnostici fatali, e addirittura persone entrate in sala operatoria solo per “riempire” le sedute, in un sistema che – secondo Caronia – puntava più ai numeri che al benessere del malato.
«Anche a costo di aprire e chiudere i pazienti», avrebbe detto il primario in una delle registrazioni.
Il chirurgo denuncia circa 276 cartelle cliniche falsificate per ottenere rimborsi indebiti. Ma il punto più drammatico del suo racconto riguarda i pazienti deceduti, tra cui Nadia Costanzo, una donna di 37 anni morta in seguito a un’operazione evitabile.
Secondo Caronia, la paziente avrebbe dovuto essere sottoposta a una semplice biopsia al collo in anestesia locale. Tuttavia, contrariamente a quanto consigliato, fu eseguito un intervento in anestesia generale. Le condizioni della donna peggiorarono rapidamente fino al decesso in Rianimazione.
«Te l’avevo detto: “Tu non la devi addormentare. Lo facciamo in locale perché la paziente muore”. M… e muriu. A 37 anni», afferma Caronia in una registrazione con il primario.
Dopo la trasmissione televisiva, Caronia è stato ricevuto, insieme al deputato regionale Ismaele La Vardera, dall’assessore alla Sanità della Regione Siciliana, Daniela Faraoni. La Vardera ha sottolineato la gravità delle denunce e la necessità di un intervento immediato.
«Non era scontato essere ricevuti subito. Ma abbiamo portato davanti alle istituzioni regionali fatti gravissimi che non possono essere ignorati», ha dichiarato La Vardera.
La vicenda ha scosso l’opinione pubblica e riaperto il dibattito sullo stato della sanità pubblica in Sicilia, richiamando l’urgenza di controlli severi, trasparenza e protezione per i whistleblower come Caronia, che con coraggio ha scelto di denunciare, rischiando isolamento e ritorsioni.
Le indagini sono ora in corso. Toccherà alla magistratura accertare la verità dei fatti.