Perché la Collina storica non decolla?

95047.it Da sempre, l’argomento legato alla Collina storica custodisce il terreno di sfida sul quale in campagna elettorale ci si fronteggia per dimostrare quanto si tenga alla città. Una sorta di cambiale in bianco firmata in “nome dell’amore per Paternò”. Senza girarvi troppo attorno il risultato, puntuale, è che non accade mai nulla. Ci si rivede tutti alla prossima tornata elettorale. Di sviluppo, nemmeno l’ombra. Di rilancio, men che meno. Sarà che sopra il nostro monumento naturale aleggia una sorta di maledizione. Ma magari, anzi certamente, c’è dell’altro. Oggi, per il nostro “Editoriale della domenica – Corsivo 2.0”: mi piace riportare quanto scritto su La Sicilia dello scorso martedì 27 gennaio dal collega Salvo Fallica. Sono parole che, personalmente, sottoscrivo in pieno e che non lasciano scampo all’interpretazione.

DUNQUE, PERCHE’? “Perché la Collina storica di Paternò non decolla? La riflessione dovrebbe porsela in primo luogo il governo cittadino, ma riguarda l’intera classe politica, l’associazionismo culturale, le forze sociali. Anche se è noto, occorre ricordare che si tratta di uno dei luoghi siciliani che contengono millenni di storia, con monumenti architettonici, scavi archeologici, che testimoniano epoche diverse, stili differenti. E’ un patrimonio storico, ambientale e paesaggistico concentrato in uno spazio di circa 500 metri, una densità culturale così forte da rappresentare un unicum. E allora perché le classi dirigenti da diversi lustri ad oggi non riescono a valorizzare adeguatamente la Collina storica? E perché nemmeno negli ultimi anni vi è stata una vera inversione di tendenza?”

La risposta (alla domanda) arriva immediata: “Semplice, perché da diversi lustri a questa parte i governi cittadini procedono con interventi parziali non illuminati da una visione strategica d’insieme. Vi è da dire che vi son stati e vi sono anche singoli interventi di qualità, ma appaiono slegati fra essi. Oppure vi sono stati interventi come quello sull’ex convento di San Francesco, architettonicamente di qualità (ha vinto anche un premio prestigioso), ma poi non ha avuto continuità. Più volte l’architetto Francesco Finocchiaro ha ricordato pubblicamente che il monumento restaurato non è mai stato aperto al pubblico. E per dieci mesi è intervenuto con costanza e tenacia con dichiarazioni sui media per denunciare che dopo il furto di una grondaia il tetto era ed è bucato. Dopo dieci mesi è giunta la notizia che il governo locale interverrà. Meglio tardi che mai.
Il problema però dei ritardi si pone. L’architetto Finocchiaro con amara ironia ci confida: «Pensi, dopo le piogge di questi ultimi giorni quali ulteriori danni si sono potuti verificare, vi è il rischio che trovino macerie. Comunque, tutta la pioggia dei dieci mesi passati di sicuro non ha fatto del bene all’edificio».

Una questione di programmazione, ma non solo. “Complessivamente non appare esservi un progetto organico e razionale di valorizzazione della Collina, né viene discusso pubblicamente un programma concreto di rilancio cultural-turistico. L’apertura del Castello normanno, dopo anni di chiusura, è stata annunciata in maniera enfatica, quando dovrebbe essere la normalità che un bene culturale di tale valore sia sempre aperto al pubblico. Occorre che il governo locale riesca almeno a garantire i servizi essenziali, e in secondo luogo (ma in tempi rapidi) spieghi alla città il progetto concreto per rilanciare la Collina storica. Fate presto, è il tempo dei fatti…”