Prostituzione e riti voodoo: “Costrette a mangiare il cuore crudo di una gallina”

95047.it Su delega della locale Procura Distrettuale della Repubblica, personale della Polizia di Stato ha posto in stato di fermo le cittadine nigeriane:

AIGBEDO Sophia (classe 1987),
INETIANBOR Shirley (classe 1987),

gravemente indiziate dei delitti di riduzione in schiavitù, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in pregiudizio di due connazionali.
Il fermo accoglie gli esiti di un’intensa attività di indagine, condotta dalla Sezione Seconda “Criminalità Straniera e Prostituzione” e coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania, volta ad infrenare il fenomeno della prostituzione su strada con particolare riferimento a quella relativa alle cittadine nigeriane, monitorate sia nelle zone del centro di Catania che lungo le arterie periferiche della città.
A seguito delle acquisizioni derivanti dai ripetuti servizi straordinari di controllo del territorio, è stata avviata un’attività di intercettazione che ha portato alla luce il caso di due giovani nigeriane obbligate a prostituirsi al fine di sanare l’esoso debito che avevano contratto nei confronti delle loro “maman”.

Queste ultime, infatti, dopo averle reclutate nel loro Paese di origine, avevano fatte giungere clandestinamente in Italia le due giovani dietro l’obbligo di pagare 30.000 euro in cambio della loro libertà.
Portate a Catania, sotto la minaccia del rito c.d. “voodoo” – una delle giovani sfruttate è stata costretta a mangiare il cuore crudo di una gallina appena uccisa, le due vittime erano state costrette a prostituirsi. Al termine di ogni nottata, le ragazze dovevano consegnare alle loro aguzzine l’intero incasso delle prestazioni sessuali (30,00/50,00 euro a prestazione), mentre durante il giorno erano obbligate a far fronte a tutte le richieste, anche di lavoro domestico, delle “maman”. Approfittando della situazione di assoggettamento e vulnerabilità delle ragazze, ormai soggiogate alla loro volontà, le sfruttatrici le controllavano costantemente, tanto che non erano libere di uscire di casa se non accompagnate e dovevano rendere conto di ogni loro telefonata.

Il calvario si è concluso nella giornata di lunedì scorso quando la Procura Distrettuale di Catania ha posto in stato di fermo le due donne che erano pronte ad allontanarsi da Catania. Le vittime hanno confermato quello che le indagini avevano appurato e sono state avviate ad un apposito programma di reinserimento.
Nella giornata di ieri il G.I.P. di Catania ha convalidato i fermi confermando le misure cautelari.