La Gazzetta Rossazzurra: la condanna del giudice e la replica

95047.it La notizia è stata diffusa dal sito dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia: “Il giudice della prima sezione del tribunale di Catania, Giuseppina Montuori, ha condannato a tre anni e quattro mesi di carcere il direttore del periodico di Paternò (Catania) La Gazzetta Rossazzurra, Vincenzo Anicito, imputato di estorsione nei confronti di una collaboratrice del suo giornale. Secondo quanto ritenuto dal giudice, Anicito – che per gli stessi fatti è stato radiato, su decisione del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia – avrebbe costretto la giovane aspirante pubblicista a pagarsi da se’ le retribuzioni e la ritenuta di acconto, elementi questi indispensabili per ottenere l’iscrizione all’Ordine. La giovane, di fronte al successivo rifiuto di Anicito di rilasciarle la documentazione necessaria per iscriversi, si era trasformata in detective, raccogliendo gli elementi, compresi le ricevute bancarie e gli sms scambiati con l’imputato, e consegnandoli poi all’Ordine, che, oltre ad avviare un procedimento contro Anicito, aveva anche segnalato il caso alla magistratura, costituendosi poi parte civile nel processo, con l’assistenza dell’avvocato Angelo Patané. Il Gup ha condannato Anicito anche a risarcire i danni alla collaboratrice, assistita dall’avvocato Isabella Altana, e che dovrà avere 20 mila euro, e all’Ordine, che ne avrà 10 mila. L’imputato, che ha ottenuto le attenuanti generiche, è stato anche interdetto dai pubblici uffici per cinque anni. L’Ordine aveva comunque iscritto tra i pubblicisti la ex collaboratrice della Gazzetta Rossazzurra, sostituendosi – così come prescritto dalla legge – al direttore che, senza giustificato motivo, non aveva firmato la certificazione.

“La sentenza del tribunale di Catania – afferma l’Ordine dei giornalisti di Sicilia – che ha riconosciuto l’estorsione messa a segno dal direttore di un periodico di Paternò (condannato a ben 3 anni e 4 mesi, per avere costretto una collaboratrice a “pagarsi da sé “, allo scopo di ottenere l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti), riconosce la bontà del lavoro del Consiglio dell’Ordine di Sicilia, che da anni si oppone ai ricatti imposti ai giovani aspiranti giornalisti. Esiste infatti un vero e proprio sistema, che costringe chi vuole far parte dell’elenco dei pubblicisti a lavorare gratis e a sottostare a condizioni illecite, facendo finta di essere stato retribuito. Da anni chiediamo a chi vuole iscriversi all’Ordine di cui fecero parte De Mauro, Spampinato, Francese, Fava, e in cui furono iscritti alla memoria Cristina, Impastato, Rostagno e Alfano, a non cedere e a segnalare i disonesti che, dopo averli sfruttati, impongono loro di non dire la verità, costringendoli a comportarsi allo stesso modo dei commercianti che negano di avere pagato il pizzo. Il Consiglio non ha mai chiuso la porta a chi cerca di spezzare gli anelli della catena di questo sistema delinquenziale: la giovane collega che ha avuto il coraggio di denunciare è stata infatti iscritta, così come esplicitamente previsto dalla legge. La sentenza di oggi ci spinge a dire che, nonostante lo scetticismo di persone in buona fede e il vero e proprio boicottaggio di chi invece ci ha consapevolmente osteggiati, spesso abbiamo visto giusto. E ci convince a insistere su questa strada”.

In mattinata è giunta la replica da parte del fondatore de La Gazzetta Rossazzurra, Vincenzo Anicito: “Il tourbillon mediatico che recentemente si è abbattuto su di me è sicuramente un macigno che spezzerebbe qualsiasi schiena, anche quella di chi, ha sempre lottato per la legalità, per la correttezza e il miglioramento culturale della nostra terra. Tutto nasce dalla presenza di un periodico locale, nato così per gioco, ma ben presto trovatosi al centro dell’attenzione per contenuti, serietà e qualità editoriale, mille anni luce distante, da quello che l’informazione aveva propinato fino a quel momento. Il piccolo giornale, cresceva, cresceva e con rispetto ed educazione ha raggiunto delle tappe importanti, soprattutto a livello commerciale. Ma come tutte le cose belle di questa terra, c’è sempre qualcuno pronto a soffocarle, a far valere la legge del più forte, sia con le buone, che con le cattive e con tutti i mezzi possibili ed immaginabili a propria disposizione. Il sottoscritto è, e resta una persona perbene, un operatore dell’informazione lontano da quelle logiche di soprusi che caratterizzano altri potenti gestori dell’informazione, pronti a far abbattere la propria scure sul malcapitato di turno. Non entro nel merito della vicenda, anche se sono tanti i lati oscuri e di sorpresa di questa vicenda, perché sono fiducioso nell’operato di quella giustizia, che ho sempre decantato e di cui sono sempre stato un sostenitore, ma una cosa è certa, non sono un estortore, anzi tutt’altro, perché mi sono contraddistinto per generosità e correttezza, anche nei momenti più difficili. Ne approfitto di queste poche righe, per autosospendermi quale membro dell’associazione “Il Pungolo”, del quale comunque non occupavo nessuna carica, ed invito i miei colleghi ed amici a non mollare mai, a non lasciarsi intimorire da chiunque ed a perseguire con dedizione il ruolo di operatori dell’informazione con la grinta e la passione che ha contraddistinto sempre il sottoscritto. Naturalmente concludo, che ricorrerò in tutte le sedi legali e amministrative per far riemergere la verità e soprattutto la correttezza, di chi è stato messo in pasta all’opinione pubblica, soltanto perché competitor nel territorio e non per altro!”.

L’intervento de “Il Pungolo”. “Il circolo Culturale dei giornalisti “Il Pungolo” apprezza e prende atto della correttezza e serietà manifestata dal suo componente, nonchè collega, Vincenzo Anicito. Il gesto di auto-sospensione dal Circolo corrisponde ad un alto senso di responsabilità morale e professionale. Restiamo fiduciosi – a proposito degli sviluppi della vicenda – nel lavoro che verrà condotto dalla magistratura”.

10 Comments

  1. Ci sono persone che,forti di una condizione sociale migliore rispetto ai meno fortunati, credono di avere diritto di trattare questi ultimi come esseri inferiori,con arroganza e presunzione. Questo fin da piccoli e proseguendo durante gli anni scolastici fino ad arrivare all’età adulta.Poi si trovano la strada spianata grazie ai mezzi economici della famiglia e sono già”beddi assittati”senza sacrifici ne gavetta…… Continuando così a sentirsi più forti,e comunque”migliori”di chi quei sacrifici li fa giorno dopo giorno. E allora è bello e giusto che la ruota giri anche per questi individui presuntuosi arroganti e pieni di se, così una volta tanto il loro egocentrismo e la loro mania di protagonismo la soddisferanno leggendo sul giornale le notizie di….cronaca che li riguardano.

  2. La giustizia ogni tanto trionfa nella Difesa dei più deboli e x persone che fanno sacrifici x un pezzetto di pane e giusto così .chi è causa dei suoi mali pianga se stesso ……a muratura tinnagghiri….una sua famosa parola !!! Come se lui fosse nn so chi ma va a ……

  3. Meno male che a Paternò vige il FAR WEST…. che i cittadini debbono risollevarsi, che non si circola con le auto….

  4. Almeno ogni tanto qualcuno che ha quel che si merita,perche’il signor Anicito,nn e’ mai stato un giornalista

  5. Non ho ben capito il senso della replica considerato che la sentenza muove da un fatto ben preciso e non da fantasiose ricostruzioni dietrologiche e afferma condotte qualificandole in maniera inequivocabile.
    Però che testo di replica esilarante! Una convention di errori grammaticali inimmaginabili …. La ciliegina sulla torta è “di chi è stato messo in pasta all’opinione pubblica” e che è un tortiglione?! Alle scuole elementari la maestra mi ha insegnato che si dice “DARE in PASTO all’opinione pubblica” ……..

  6. Ricordo Anicito in ambito sportivo. Anzi antisportivo.
    Sempre a insultare, minacciare e offendere pubblico e giocatori. In ambito calcistico una persona da tenere lontata.

  7. A muraturaaa tinnagghiri! come amava ripetere ai ragazzi del suo call center che da brava persona come si ritiene non ha mai pagato! Giustizia è fatta!

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