Senza vergogna, dal Qè non vogliono dichiarare fallimento: la truffa perfetta. Ma i lavoratori non mollano

95047.it E’ stata una mattinata piena di speranza. Dove le illusioni sono state scacciate via dalla rabbia. I lavoratori del Qè (o perlomeno di quello che ne resta) hanno fatto da guardia agli uffici della Prefettura a presidiare l’atteso incontro assieme all’amministratore unico Mauro De Angelis che, alla fine, non ha portato quasi a nulla. Se non avere la possibilità, già lunedì prossimo, di poter essere messi in mobilità: non è la risoluzione dei problemi, ovviamente. Però, ci si è tolti almeno di una catena al piede. 
Nel corso dell’incontro De Angelis, spedito a Catania da Argenterio & C. per certificare la truffa messa a segno ai danni dei lavoratori, ha ribadito che l’azienda non ha alcuna intenzione di dichiarare il fallimento: semmai, certificherà la cessazione d’attività. Troppo facile così, aggiungiamo noi. Ci vorrebbe un giudice. Quel famoso giudice di Berlino che prendesse il toro per le corna e ristabilisse l’equità delle cose.
Ma forse, anzi certamente, pretendiamo troppo.
Quella di questa mattina è stata una riunione carica di tensione. “Ladro”, “Buffone” arrivava da giù e fino all’interno della stanza dove presiedeva il prefetto Maria Guia Federico.
“Io li sentivo urlare i miei colleghi e li sentiva urlare anche lui – racconta Valentina Borzì, una delle lavoratrici e rappresentante sindacale della Cgil -. Ma tanto questi uomini non hanno una conoscenza. Chi crede che con il denaro si possa fare di tutto è indubbiamente pronto a fare di tutto per il denaro”.
Alla fine, da lunedì dovrebbe scattare la mobilità per i lavoratori: e con il filone giudiziario che prosegue il suo corso, ci si affida ora alla convocazione di un tavolo al Ministero allo Sviluppo economico. I sindacati di Cgil e Cisl a fine incontro hanno incontrato i lavoratori ai quali hanno parlato chiaro: “Qui siamo a livello di vera e propria delinquenza”.

Noi, questa mattina, i volti amareggiati ma non sconfitti dei lavoratori li abbiamo incrociati. Visti ed ammirati per l’orgoglio di voler andare fino in fondo. Qui si è giocato col pane e la vita di 600 famiglie. 
Occorre andare avanti. Avanti fino in fondo. Per non darla vinta a chi, ancora una volta, è convinto di poterla fare franca.

3 Comments

  1. Scusami tanto “paterne doc” non voglio sembrare presuntuoso ma parlo perché io sono coinvolto in prima persona e se ti dico che la colpa è in primis dei lavoratori( e non solo )so quello che ti dico ….

  2. Caro Giuseppe non pensò che la colpa sia dei lavoratori ma di quei politici che li hanno illusi e per giunta hanno avuto il barbaro coraggio di farsi fotografare assiem ai lavoratori vedi:Mauro Mangano,Nino Naso,Salvo Torrisi,Antony Barbagallo ,Giovanni Burtone, cercando di speculare sulla disgrazia dei lavoratori.

  3. POVERI ILLUSI DEL CAZZO !!!! N.1 NON SIETE PIÙ 600 PERCHÉ LA METÀ DI QUELLI INTELLIGENTI SI SONO GIÀ DIMESSI PERCIÒ NON USATE IL MIO NOME PER I VOSTRI SCOPI!!! N.2 C’È GENTE CHE LOTTA VERAMENTE DA 2 ANNI PER QUESTA SITUAZIONE E VOI ADDIRITTURA GLI AVETE DATO CONTRO …. E ALLORA VI STA BENE IN FACCIA!!! STATEMI ZITTI E INCASSATE L’ESITO DELLE VOSTRE AZIONI DI “MERDA”

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