SI FINGE INCINTA E CERCA DI VENDERE IL BIMBO SU FACEBOOK, DENUNCIATA DALLA POLIZIA

La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha indagato in stato di libertà una donna di anni 28 anni residente a Milano per avere pubblicato on line un annuncio in cui proponeva a terzi la vendita del proprio nascituro. Tale condotta è sanzionata penalmente dall’art.71 legge 184/83.

L’indagine è stata avviata a seguito del rinvenimento, da parte del personale del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, di un annuncio sulla pagina Facebook “Compro e vendo tutto” in cui una utente, asserendo di essere al quinto mese di gravidanza e pubblicando l’ecografia del feto, proponeva il nascituro al miglior offerente con prezzo di partenza di 10.000 euro.

Le indagini della Polizia Postale consentivano di identificare l’utente che è stata sottoposta a perquisizione domiciliare ed informatica prontamente disposta dalla Procura Distrettuale di Catania ed eseguita dalla Polizia Postale di Milano.

L’indagata, coniugata, con un impiego di addetta in un esercizio commerciale, ammetteva di essere stata l’autrice dell’annuncio ma riferiva di averlo scritto in maniera provocatoria, in qualità di “troll”, ovvero utente che pubblica messaggi provocatori con la finalità di creare disturbo e fomentare gli utenti.

In particolare, la donna, che non era in stato di gravidanza, aveva prelevato l’immagine della ecografia in Rete da un gruppo web di mamme e, per attirare l’attenzione nel gruppo Facebook, lo aveva pubblicato unitamente alla proposta di vendita.

Un troll, termine che deriva dalla mitologia scandinava, nel gergo di internet è un soggetto che interagisce con altri nell’ambito degli spazi virtuali, pubblicando scritti possibilmente falsi, diffamatori, molesti, fortemente provocatori, al fine di attirare l’attenzione, fomentare le discussioni e disturbare.

La Polizia Postale consiglia di non rispondere ai troll, ignorando le provocazioni e segnalando, comunque, i contenuti che potrebbero configurare reati procedibili d’ufficio o imminenti pericoli al fine, in ogni caso, di verificarne la fondatezza. Coloro che si rendono autori di tali condotte possono rendersi responsabili di illeciti penalmente o civilmente perseguibili.