Sono paternesi gli autori della tentata rapina alla gioielleria di Catania

Salvatore Marano
Salvatore Marano

95047.it Sono paternesi le persone arrestate dalla Polizia sulla scorta delle indagini condotte dalla Squadra Mobile a seguito della tentata rapina commessa la mattina dello scorso 10 febbraio ai danni della gioielleria Lanzafame di Catania – via Via Emanuele – nel corso della quale rimasero feriti i titolari.
Si tratta di Salvatore Marano, classe 1990 e Salvatore Nicola Roccia, classe 1994, quest’ultimo, nipote di Salvatore Rapisarda.

La terza persona coinvolta, è una ragazza di 15 anni (anch’ella di Paternò), incensurata.

ECCO LA RICOSTRUZIONE DELLA SQUADRA MOBILE. “Come si ricorderà, la mattina del decorso 10 febbraio personale della Squadra Mobile interveniva in questa via Vittorio Emanuele presso la gioielleria “Lanzafame gioielli” a seguito di allarme di rapina collegato al 113.

Salvatore Nicola Roccia
Salvatore Nicola Roccia

Le prime frammentarie informazioni davano il titolare della gioielleria ferito dai rapinatori da colpi d’arma da fuoco all’addome.
In realtà, personale della Squadra Mobile verificava che, poco prima, tre individui, di cui una donna, a viso scoperto, avevano fatto ingresso all’interno della gioielleria e, dopo avere aggredito il titolare che si trovava dietro il bancone – colpito violentemente al volto – si erano avvicinati al retrobottega ove era presente il figlio.
Durante dette fasi, uno dei rapinatori, individuato in ROCCIA, sotto la minaccia di una pistola del tipo semiautomatico, intimava al titolare di consegnare le chiavi della cassaforte; subito dopo, si avvicinava al retrobottega ove si trovava il figlio al quale puntava la pistola esplodendo un colpo, risultato a salve. A seguito di tale azione, il figlio del titolare perdeva i sensi e cadeva per terra sbattendo violentemente la testa.
I tre rapinatori, che non erano riusciti a consumare la rapina, si davano alla fuga appiedati percorrendo la via San Giuseppe al Duomo. Il figlio del titolare, dopo essere stato medicato sul posto da sanitari del 118, veniva trasportato tramite ambulanza presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Garibaldi ove gli veniva diagnosticata una ferita lacero contusa e trauma cranico con perdita di coscienza. Anche il padre doveva fare ricorso alle cure dei sanitari che gli diagnosticavano delle ferite ed escoriazioni.

In sede di sopralluogo eseguito da personale del locale Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica, all’interno del retrobottega veniva rinvenuto e sequestrato un bossolo a salve.
Personale della Sezione Reati contro il Patrimonio – “Squadra Antirapina”, d’intesa con la Procura della Repubblica di Catania, avviava immediatamente le indagini, partendo da un attento monitoraggio degli impianti di video-sorveglianza dei luoghi in cui era stato consumato il delitto e della via di fuga.
Detta attività consentiva di individuare il terzetto in via San Giuseppe al Duomo: veniva notata una donna con un giubbotto rosso procedere di corsa, seguita da due individui a passo d’uomo mentre si avvicinavano ad un’autovettura che era stata lasciata ivi parcheggiata.
La presenza del terzetto lungo la citata stradina veniva notata da un Brigadiere della Guardia di Finanza che rilevava i tre a salire a bordo di una VW Polo.
Dalle immagini si ricavava che la vettura era una VW Polo “Cross” di colore grigio metallizzato – modello caratterizzato dalla presenza di barre in acciaio sul tetto e fascioni laterali, ndr – della quale però non si riusciva a rilevare il numero di targa. La vettura veniva notata da altri filmati procedere in direzione via Alessi.

Da una minuziosa verifica dei varchi in ingresso ed uscita dal capoluogo emergeva il passaggio, in orario compatibile e successivo alla rapina, della vettura nei pressi di questa piazza Alcalà; successivamente, lo stesso mezzo si rilevava nei pressi del c.d. Faro Biscari in direzione dello svincolo Asse dei servizi.
Carpita la targa dell’auto, veniva avviata mirata attività, anche di carattere tecnico, nei confronti del figlio dell’intestatario, MARANO Salvatore, giovane di Paternò che ne risultava il reale utilizzatore.
Venivano effettuati discreti servizi di osservazione che, non disgiunti dalla disamina dei tabulati con i contatti e le frequentazioni del predetto, consentivano di risalire all’identità della banda, composta da altri due giovani, anch’essi di Paternò, di cui una minore quindicenne, tutti incensurati.
ROCCIA è stato trovato in possesso di una pistola semiautomatica a salve, della quale tentava di disfarsene, risultata quella utilizzata per commettere il reato.
Sulla scorta dei gravi e concordanti indizi di reità, la Procura della Repubblica di Catania emetteva decreto di fermo nei confronti dei predetti MARANO e ROCCIA.
Espletate le formalità di rito, i fermati sono stati associati presso il carcere di Catania “piazza Lanza”.

1 Comment

  1. Vorrei complimentarmi, di vero cuore, con il costante ed efficiente operato delle forze dell’ordine le quali, giorno dopo giorno, mettono a repentaglio la loro vita per offrire uno dei servizi più importanti di cui la comunità — specialmente la nostra — ha bisogno.
    E tutto questo nonostante le loro risorse (equipaggiamento, mezzi, personale) siano veramente scarse in termini di quantità e obsolete in termini di qualità. Idem per il loro compenso economico.
    L’unico ostacolo alla sicurezza cittadina, rimane dunque l’operato della classe politica e della magistratura; i quali come sappiamo, purtroppo, spesso sono capaci di vanificare in un sol colpo tutti gli enormi sforzi compiuti.
    L’unico modo per equilibrare questa situazione incresciosa, a mio avviso, è dare più “potere decisionale” alle forze dell’ordine: il loro “voto”, infatti, deve poter avere un peso rilevante in sede di giudizio.

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