
CATANIA – Nuovo duro colpo al caporalato nella grande distribuzione. La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Catania, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica etnea, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del rappresentante legale e del direttore commerciale di un noto supermercato affiliato a una catena nazionale, con sede nel Catanese. I due sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, nonché di autoriciclaggio.
Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, si inserisce nell’ambito di un’articolata indagine condotta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Paternò, avviata dopo un controllo amministrativo in materia di lavoro sommerso in un punto vendita di Biancavilla.
I riscontri investigativi hanno svelato uno scenario drammatico: 37 lavoratori impiegati con paghe anche di 1,60 euro l’ora, costretti a turni massacranti fino a oltre 60 ore settimanali, spesso retribuiti con stipendi mensili di appena 700-800 euro. Le violazioni emerse comprendono il mancato pagamento di retribuzioni per circa 1,6 milioni di euro e l’evasione di contributi previdenziali per oltre 1,15 milioni di euro.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i dipendenti accettavano tali condizioni per estrema necessità, in molti casi rinunciando a ferie e diritti contrattuali, con appena due giorni di riposo al mese. Una situazione definita dalla Procura di Catania, guidata da Francesco Curcio, come uno “stato di estremo bisogno economico”, che avrebbe “limitato la libertà di scelta dei lavoratori, costringendoli a subire lo sfruttamento pur di mantenere un reddito, seppur minimo”.
Le indagini hanno inoltre fatto emergere elementi che collegano il rappresentante legale della società a condotte di autoriciclaggio, legate ai profitti derivanti dalle pratiche illecite.
Oltre ai domiciliari per i due dirigenti, il GIP ha disposto anche il sequestro preventivo della società, il cui valore è stato stimato in 3 milioni di euro, con la nomina di un amministratore giudiziario.
La Guardia di Finanza ha ribadito il proprio impegno nel contrasto a forme di sfruttamento del lavoro che violano i diritti fondamentali dei lavoratori e alterano le regole del mercato. “Questo tipo di comportamenti non solo rappresenta una grave violazione della dignità dei lavoratori – ha sottolineato il procuratore Curcio – ma distorce la concorrenza, favorendo imprese che si arricchiscono violando la legge”.