Zona bianca non significa guadagno: i dati drammatici sulle prime riaperture delle sale da gioco 

Sono 330 i giorni di chiusura forzata per il mondo del gioco d’azzardo, quantomeno nel settore fisico.

Il gioco sul territorio ha risentito delle misure di contenimento contro il Covid, se non fosse per una breve parentesi di riapertura tra prima e seconda ondata. Dopodiché saracinesche abbassate e per oltre un anno il fatturato è andato a picco. Le perdite sono ingenti e i danni molteplici, su più punti di vista.

Gli operatori dunque si sono focalizzati sul gioco online, che ha vissuto un autentico boom. Il ramo online è ad oggi il vero motore del settore, sempre in crescita e capace di oscurare il gioco in agenzia, che però andrebbe recuperato.

Per una questione di rete territoriale, per fidelizzare la clientela e per salvaguardare i posti di lavoro che sono veramente un rischio per i tanti impiegati della filiera.

La nuova speranza è rappresentata dall’introduzione della zona bianca Covid, che dovrebbe anticipare le riaperture anche di qualche giorno rispetto alla deadline del 1 luglio. Dal 31 maggio zone bianche sono Sardegna, Molise, Friuli Venezia-Giulia.

Tra 7 e 14 giugno si sono aggiunge poi Liguria, Umbria, Veneto, Abruzzo, Trento, Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia ed Emilia-Romagna.

Questione di giorni, forse di ore, per le new entry che andranno a completare il quadro. Merito di ciò va sicuramente dato all’accelerazione della campagna vaccinale, unica vera via d’uscita dall’emergenza pandemica.

Non tutti però sorridono e ce l’hanno fatta. Secondo l’analisi degli esperti di Giochi di Slots, sito specializzato del settore gambling, le statistiche meno incoraggianti per le riaperture arrivano proprio dalle prime zone bianche: il 10% delle sale da gioco e scommesse non ha riaperto. Devastante è stato l’urto delle chiusure.
Molti hanno alzato bandiera bianca, soprattutto nelle primissime tre regioni bianche. Ciò significa che col passare della settimane potrebbero registrarsi altri, drammatici dati su mancate riaperture. Perché riaprire non è sinonimo di guadagno.

Molte sale si portano dietro gli strascichi del Covid: situazioni complicate, debiti, economia e conti al collasso. Riprendere poi con protocolli rigidi anche in termini economici non assicura il guadagno certo.

Ne sono sicuri dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, con l’annuale Libro Blu che indica quante sale rischino effettivamente di non riaprire regione per regione: in contesti come la Sicilia a rischiare sono ben 180 sale scommesse e 25 sale da giochi.

Ad occhio e croce il numero degli impiegati in queste sale non è quantificabile ma resta abbastanza alto. Giusto a certificare un autentico dramma per operatori, lavoratori e famiglie di quest’ultimi.