AEREO CADUTO: ECCO TUTTE LE NAZIONALITÀ DELLE 149 VITTIME: 32 KENIOTI, 18 CANADESI, 8 ITALIANI E 8 AMERICANI

Centocinquantasette vittime, nessun sopravvissuto. Tra loro, otto i cittadini italiani. E’ questo il terribile bilancio del disastro aereo avvenuto questa mattina tra Addis Abeba, Etiopia, e la capitale del Kenya, Nairobi, dove un aereo della Ethiopian Airlines è precipitato mentre si trovava in volo

La compagnia Ethiopian Airlines ha pubblicato sul suo profilo twitter la lista delle nazionalità delle 149 vittime dell’incidente aereo.

Nella lista vengono confermate le 8 vittime italiane tra diverse altre nazionalità. Nel lungo elenco, ci sono 32 kenioti, 18 canadesi, 9 etiopi, 8 vittime cinesi, 8 italiane e 8 americane.

Otto italiani si trovavano sul Boeing 737 dell’Ethiopian Airlines decollato da Nairobi e precipitato vicino a Addis Abeba. Nella lista passeggeri figura anche l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, Sovrintendente del Mare della Regione. Tusa era diretto in Kenya, per un progetto dell’Unesco, dove era già stato nel Natale scorso insieme con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo.

Inoltre si trovavano sul Boeing tre volontari, due uomini e una donna, appartenenti a una onlus di Bergamo. La loro identità non è stata ancora ufficializzata in quanto le famiglie non sarebbero ancora informate.

“Ho appena ricevuto la conferma ufficiale dell’Unità di crisi del ministero degli Esteri: l’assessore Sebastiano Tusa era sull’aereo precipitato in Etiopia. Sono distrutto. E’ una tragedia terribile, alla quale non riesco ancora a credere: rimango ammutolito”: è stato il messaggio di cordoglio del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, per l’improvvisa scomparsa di Sebastiano Tusa.

Anche Vittorio Sgarbi ricorda l’archeologo Sebastiano Tusa: “Resta il suo pensiero – ricorda Sgarbi – l’intelligenza, la disponibilità ad ascoltare, la gentilezza, e tanti studi, tante ricerche sospese, tanti sospiri di conoscenza”. Sgarbi sottolinea che “in pochi casi l’archeologo, lo scienziato si era fatto politico con tanta naturalezza, continuando a vedere le cose, la storia e il mondo senza calcoli e strategia, per amore della bellezza, per la certezza che il mondo antico in Sicilia era ancora vivo”. “Potevano risorgere sculture – prosegue il critico -, rinascere kouroi, uscire Venere dall’acqua. E come vive la storia con noi, vive anche lui oltre la sua apparente fine”.