All’alba di oggi i Carabinieri del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Patti, coordinati dal colonnello Salvatore Pascariello, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Gip del Tribunale di Patti, Ugo Molina, nei confronti di un dipendente del comune di Librizzi, addetto all’acquedotto ed operaio manutentore, indagato per tentato incendio boschivo.
I fatti, contestati dalla Procura di Patti, guidata da Angelo Vittorio Cavallo, risalgono allo scorso 19 settembre, quando una vasta area boschiva in contrada Opolo del comune di Librizzi, di circa 100 mq, sottoposta a vincolo paesaggistico, era stata interessata da un incendio, in adiacenza alla SP Patti-San Piero Patti. L’area interessata da fuoco, ricca di sterpaglie e macchia mediterranea, era poco distante da un gruppo di abitazioni dove risiedono una decina di famiglie.
All’esterno di alcune di queste abitazioni erano installati anche dei bomboloni di gas, con conseguente grave pericolo di propagazione dell’incendio verso l’insediamento abitativo.
L’incendio, parso subito grave, al pari di altri divampati nella stessa zona nei giorni precedenti, ovvero il 31 luglio, il 2 agosto e 29 agosto, era chiaramente di origine dolosa, come sottolinea il GIP nella sua ordinanza: “Senza tempestivo e provvidenziale intervento dei primi soccorritori, le fiamme avrebbero potuto propagarsi irrefrenabilmente, in modo incontrollato e con elevata potenza distruttrice, alle circostanti aree boschive, alle aree cespugliate, alla vegetazione di macchia mediterranea ed alle abitazioni presenti sui luoghi. L’intensità delle fiamme, l’elevata inclinazione del pendio in cui si è sviluppato l’incendio e la fitta vegetazione esposta al fronte del fuoco avrebbero potuto determinare il veloce e potenzialmente devastante avanzamento delle fiamme.
Il massiccio dispiegamento di mezzi e uomini che si è reso necessario per domare l’avanzare delle fiamme (due autobotti, tre volanti 7 membri del corpo forestale, l’autobotte comunale e numerosi volontari) è la conferma della capacità offensiva delle fiamme sprigionatesi ed è indicativo della potenza distruttrice che avrebbe assunto il fronte di fuoco nel suo incontrollato propagarsi. Il “chirurgico” posizionamento dell’innesco alle pendici di una collina, ai piedi di una scarpata ad elevata pendenza, a ridosso di una sede stradale circondata da vegetazione facilmente combustibile, avrebbe potuto determinare il propagarsi delle fiamme ad alta velocità anche a causa del c.d. effetto camino…”
Le indagini svolte dai Carabinieri, in particolare alcuni filmati registrati da videocamere appositamente predisposte, avrebbero inequivocabilmente dimostrato come l’odierno indagato si sarebbe responsabile dell’insano gesto, mentre era alla guida dell’autovettura a lui in uso.
In particolare dai filmanti emergeva che alle ore 18:43 del 17 settembre 2023 sopraggiungeva sul luogo un’auto; il conducente della autovettura allungava il braccio dal finestrino lato guida e lanciava alle pendici della collina, verso la vegetazione, un innesco, costituito da una piccola palla appallottolata di colore bianco infuocata. Appena a terra, l’innesco rotolava, si fermava nella vegetazione e subito iniziavano a sprigionarsi le fiamme. Il video, della durata di circa 35 secondi, si interrompe e riprende alle ore 18:47, attivandosi con il passaggio di un altro veicolo estraneo ai fatti. La stessa videocamera, subito dopo, riprendeva il rapido inizio del propagarsi delle fiamme e la caduta dal costone sulla strada provinciale di alcune pietre.
Le indagini si sono avvalse anche della fattiva collaborazione di alcuni volontari del servizio di anti-incendio, i quali, oltra a partecipare attivamente alle operazioni di spegnimento, avevano in precedenza, di propria iniziativa, acquistato ed installato sulla pubblica via alcune foto – video trappole.
I successivi accertamenti svolti dai Carabinieri hanno consentito di acclarare ulteriormente la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell’odierno indagato. La stretta sinergia fra soggetti animati da forte spirito civico e Forze dell’Ordine può dunque costituire un valido deterrente diretto ad arginare il grave fenomeno. Il Gip ha applicato nei confronti dell’odierno indagato la misura cautelare degli arresti domiciliari presso la sua abitazione, con applicazione del braccialetto elettronico.
“Il procedimento, in ogni caso, si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale sempre il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.”