CARABINIERE UCCISO A ROMA, UNO DEI DUE AMERICANI FERMATI CONFESSA: SONO STATO IO

Uno dei due giovani americani fermati oggi per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ha ammesso le proprie responsabilità e ha confessato di essere lui l’autore materiale dell’accoltellamento del carabiniere.

Si tratterebbe del giovane con le meches, come descritto dai primi identikit.

I due cittadini americani sono stati interrogati dai magistrati della procura di Roma nella caserma dei carabinieri di via In Selci. I due erano stati sorpresi dai carabinieri questa mattina presso l’hotel Le Meridien di via Federico Cesi, a pochi passi dal luogo del delitto.

Non è ancora chiaro se quanto accaduto questa notte con il furto di un borsello ai danni di un uomo e culminato con la morte del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello abbia a che fare effettivamente con il blocco di un tentativo di “cavallo di ritorno” organizzato dai carabinieri assieme alla vittima stessa del furto.

Si indaga infatti su una pista legata alla droga. “La vicenda potrebbe anche essere più complessa di quello che si pensava all’inizio”, è l’unico commento che filtra da palazzo di giustizia.

Intanto la John Cabot University, attraverso il suo presidente, ha smentito la voce che i due giovani siano studenti dell’istituto americano con sede a Roma. “In nostri studenti alloggiano in residence, non in albergo”, fa sapere il presidente della John Cabot.

In precedenza quattro persone erano state identificate in relazione all’uccisione del carabiniere. Si tratta dei marocchini B.N., nato nel 1990, N.K. dell’81, M.S. del 1975 e del francese di origine algerina G.K. classe 1975. Secondo quanto si apprende non avrebbero avuto un ruolo attivo nella dinamica dell’aggressione al militare.