CINQUE DEPUTATI HANNO CHIESTO E OTTENUTO IL BONUS DA 600 EURO PER IL CORONAVIRUS

Cinque deputati hanno chiesto all’Inps il bonus da 600 euro mensili poi elevato a 1000 previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva: la segnalazione arriva dalla direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inpas ed è riportata oggi dal quotidiano La Repubblica.
A norma dio legge, spiega il quotidiano, che definisce i cinque ‘furbetti di Montecitorio’, tutti i possessori di partita Iva, liberi professionisti co.co.co, oltre ad alcune categorie di autonomi, avevano diritto di accedere all’indennità. Inps non fa ovviamente i nomi dei cinque ma sui social c’è già chi chiede al presidente Roberto Fico di rendere note le identità dei deputati.

Dalle prime indagini sarebbe emerso che i cinque di Montecitorio sarebbero tre deputati della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. Inoltre, nella vicenda sarebbero coinvolti addirittura duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci.

Su Twitter scatta la rivolta al grido di ‘Fuori i nomi’. L’intento è infatti quello di far uscire allo scoperto, attraverso una grande protesta online, i parlamentari ‘rei’ di un gesto giudicato “gravissimo”, “vergognoso”, “avido”, e per il quale si chiedono a gran voce le “dimissioni immediate”.

“Deve essere un coro unanime. Non è una questione politica. Parliamo di morale. Quindi subito #FuoriINomi!!!”, scrivono nei tweet raccolti sotto lo stesso hashtag. “A Montecitorio alcuni deputati hanno beneficiato del bonus COVID…. è indegno ed offensivo per chi durante questa tragedia ha dovuto contare gli spiccioli”, spiegano, assicurando: “Non pensate neanche lontanamente che ci stancheremo di chiederlo. Continueremo a chiedere i nomi fino a quando non li sapremo. E subito dopo – aggiungono – PRETENDIAMO le DIMISSIONI immediate”.

E ancora: “#FuoriINomi dei miei 5 dipendenti, lautamente retribuiti, che hanno truffato lo stato! Mi è dovuto!”, scrivono, sottolineando come “le parole sono importanti. Non sono furbetti, ma disonesti e truffatori. Loro come tutti quelli che hanno chiesto il bonus pur non avendone bisogno”. E nella marea di tweet indignati, c’è anche chi ne fa un fatto personale: “#FuoriINomi perché quando a mia figlia è stato rifiutato il bonus perché non iscritta ad alcuna cassa, l’ho consolata dicendole che ce l’avremmo fatta comunque. Che il bonus era giusto che andasse a chi stava peggio di noi. 5 parlamentari e 1 giornalista? NO!”, la conclusione.