CONCORSI TRUCCATI AL POLICLINICO DI PALERMO, ARRESTATI DUE MEDICI E 11 INTERDIZIONI

Avrebbero truccato concorsi per professori ordinari e ricercatori universitari al Policlinico Paolo Giaccone di Palermo: i carabinieri del Nas hanno eseguito un’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti di un ex professore e direttore del dipartimento di chirurgia del Policlinico, ora in pensione, e della figlia, chirurgo plastico all’ospedale Civico di Palermo. Notificati anche provvedimenti d’interdizione ai pubblici uffici, per la durata di 12 mesi, con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, a 11 indagati.

Altre dieci le persone indagate in stato di libertà.

I due arrestati sono l’ex ordinario di Chrirurgia, Gaspare Gulotta, 71 anni, e la figlia Elena, anche lei medico al Civico di Palermo. Entrambi sono ai domiciliari. Il figlio dell’ex professore, Leonardo Gulotta, risulta tra le 11 persone ai quali è stato notificato l’obbligo di presentazione e interdizione per 12 mesi. Gli altri sono Adelfio Latteri, Ludovico Docimo, Giuseppe Maria Antonio Navarra, Leonardo Gulotta, Giuseppe Salamone, Antonino Agrusa, Giuseppe Di Buono, Vittorio Altomare, Roberto Coppola, Giuseppina Campisi e Pio Sciacca.

Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d’ufficio.

L’inchiesta è partita nel giugno del 2019, quando un medico del Policlinico di Palermo ha presentato una denuncia nella quale segnalava comportamenti illeciti del direttore di un dipartimento dell’ospedale che avrebbe influenzato un concorso universitario per la nomina di un ordinario. Secondo i carabinieri del Nas di Palermo, gli indagati alteravano il naturale esito dei concorsi, nell’ambito di un “patto dell’alternanza”: i candidati erano legati a uno o all’altro complice, grazie anche alla collusione di altri membri delle commissioni, spesso designati fra soggetti a loro vicini.

Diversi erano i metodi utilizzati, sia influendo sulle modalità dei criteri di valutazione dei candidati e dei loro titoli, sia raccogliendo informazioni destinate a rimanere segrete con la collaborazione di membri delle commissioni, sui punteggi provvisori attribuiti dai commissari ai candidati allo scopo di far redigere nuove graduatorie provvisorie o inserire, nei verbali di riunione delle commissioni, criteri di selezione più favorevoli ai candidati di loro gradimento, fino a ricorrere all’invio di lettere, di cui veniva raccomandata l’immediata distruzione dopo la lettura, nelle quali venivano segnalati i candidati di gradimento.

L’ex professore universitario grazie alla sua posizione e ricorrendo alla collaborazione di altri medici, fra cui la figlia, nonostante non fosse presente, veniva ufficialmente inserito nei registri informatici del Policlinico come facente parte di equipe chirurgiche, attestando falsamente la sua partecipazione ad interventi, compiuti in realtà da altri medici.

Inoltre, essendo autorizzato a svolgere attività libero professionale in regime di intra-moenia interna, si sarebbe appropriato di somme di denaro che costituivano i compensi pagati da 68 pazienti per visite eseguite tra luglio 2019 ed ottobre 2020, senza riversare all’Azienda sanitaria la percentuale a essa spettante.

Avrebbe omesso di comunicare all’Azienda lo svolgimento, nel periodo di nove mesi, della sua attività libero-professionale, comprendente, tra le altre, le visite a pagamento, inducendo così in errore il datore di lavoro sul rispetto del vincolo di esclusività e procurandosi un ingiusto profitto.

L’ex direttore, utilizzando la sua rete di relazioni, avrebbe usato la sua influenza su alcuni sanitari compiacenti per far rilasciare ai suoi due figli, entrambi medici, false attestazioni di malattia per giustificare l’assenza dal servizio in ospedali pubblici.

Ma soprattutto, un referto attesterebbe falsamente lesioni subite dalla figlia e da questa allegato a una querela contro l’ex marito, che conduceva all’instaurazione di un procedimento penale a carico dell’uomo, anche per lesioni personali aggravate.