CONCORSO TRUCCATO ALL’UNIVERSITA’ DI CATANIA, CONDANNATA LA COMMISSIONE

E’ arrivata ieri una sentenza tanto attesa che scrive la parola fine per uno dei concorsi più controversi banditi dall’università di Catania e finito al centro di una lunga querelle giudiziaria che ha conivolto un ricercatore originario di Vittoria.

Il tribunale etneo ha condannato i componenti della commissione giudicatrice di un concorso svolto nel 2011, bandito dal dipartimento Disum e funzionale alla copertura di un posto nella sede di Lingue di Ragusa, a un anno di reclusione – pena sospesa – per il reato di abuso d’ufficio e con l’interdizione dai pubblici uffici.

I membri della commissione sono i professori Simone Neri Serneri, Luigi Masella e Alessandra Staderini. Riavvolgendo il nastro della lunga vicenda emerge il ruolo della “vittima” che, però, non ha chinato il capo all’ingiustizia subita: si tratta di Giambattista Scirè. Ha ingaggiato una lunga battaglia giudiziaria e ne ha avuto ragione. Prima il Tar, poi il Cga e adesso il tribunale hanno confermato le sue denunce e quel concorso “truccato”.

Il concorso incriminato, che ha cambiato per sempre la vita e le aspettative di Giambattista Scirè, risale al 2011 per la posizione di ricercatore in storia contemporanea a tempo determinato. Una opportunità per Scirè, storico e autore di diverse pubblicazioni con note case editrici, di dare continuità al proprio percorso accademico. Nonostante i titoli fossero nettamente a suo favore Scirè non vince il concorso, ma non per demerito. Vince un architetto.

Qui iniziano le stranezze: su sei partecipanti in cinque avevano già un dottorato in storia contemporanea. L’unica a non averlo una donna, laureata in architettura, che vince – superando Scirè di tre punti – il bando. Subito dopo, dunque, il ricercatore presenta ricorso e scopre altre stranezze che provvede a denunciare.

Secondo quanto emergerebbe dalle carte della complessa indagine della procura ci sarebbero anche le prove di rapporti in conflitto di interesse tra la candidata vincitrice e il presidente di commissione: in particolare la presenza di entrambi nel comitato scientifico dell’Aisu (associazione italiana di storia urbana), diversi saggi della candidata contenuti in volumi del presidente di commissione e il volume dello stesso inserito nel programma di esame per il corso da lei tenuto in storia dell’architettura.

Il Tar dà ragione al ricercatore di Vittoria e sentenzia  l’annullamento del punteggio della vincitrice. Ma la donna continua a lavorare mentre lui rimane senza occupazione, nonostante il tribunale amministrativo avesse chiesto all’università di Catania a sospenderla.

Quindi Scirè è costretto a fare un altro ricorso per far ottemperare la sentenza che sancisce, inoltre, che il vincitore del concorso è proprio lui. Nel 2015 il ricercatore si affida anche alla giustizia penale che ha poi disposto il rinvio a giudizio della commissione e portato alla sentenza attuale. Il tutto senza che l’Università si sia mai costituita come parte civile al processo.

“La macroscopica condotta irregolare, già sanzionata a livello amministrativo, è stata confermata in reato penale. Le sentenze della giustizia amministrativa avevano infatti certificato le irregolarità, ma adesso il tribunale ha sentenziato il reato dal punto di vista penale, accertando l’intenzionalità e il dolo nella violazione del bando di concorso e del decreto ministeriale”, ha commentato a caldo Giambattista Sciré.

Sentito da Catania Today Sciré, però, non gioisce ma constata amaramente che tutte le sue denunce erano fondate: “Dovrei dire, come i titoli dei giornali, che giustizia è fatta. Ma non è così. La mia vita è cambiata. Io ero vincitore, legittimamente, di un concorso e la giustizia doveva trionfare prima. Adesso sono senza occupazione”.

Sciré, infatti, racconta che “mentre io combattevo per vedere rispettati i miei diritti e trascorrevo giornate intere con gli avvocati la vincitrice del concorso, poi illegittima, si è costruita una carriera e un cv, ha acquisito il dottorato di ricerca e l’abilitazione scientifica nazionale proprio per quel settore per il quale non aveva i titoli. La vittima sono io che sono stato buttato fuori dal mondo accademico”.

Ciò che ha ferito il ricercatore di Vittoria è anche il silenzio del mondo accademico. “Pur avendo delle sentenze del Tar e del Cga – racconta Sciré – e adesso una sentenza penale che rimarca il dolo e l’intenzionalità di quelle irregolarità l’ateneo non si è costituito parte civile e prima ancora non ha adempiuto alle sentenze. Tra l’altro l’università di Catania ha prodotto un danno erariale e danneggiato gli studenti stessi”.

Ma Sciré lancia un chiaro messaggio: “Questa memorabile sentenza dimostra una cosa: abbiate il coraggio di denunciare, amministrativamente e penalmente, quando la verità dei fatti dimostra che avete subito un’ingiustizia. Forse pagherete con l’isolamento fino a perdere il posto di lavoro come è accaduto a me, sarete bersagliati e perfino calunniati. Ma siate sempre determinati e non arrendetevi mai, perché la speranza deve essere l’ultima a morire, finché giustizia non è fatta. Solo così si potrà cambiare davvero le cose in questo paese nel nome, appunto, della trasparenza e del merito”.

Il tribunale ha riconosciuto una provvisionale di 10 mila euro allo storico di Vittoria che, da tempo, ha fondato un’associazione molto attiva che si chiama “Trasparenza e merito, l’università che vogliamo” che raccoglie segnalazioni, storie e casi di concorsi pilotati e altre parti oscure del mondo accademico.

“Ricevo ogni giorno centinaia di segnalazioni – conclude Sciré – e mi occupo a tempo pieno di questa comunità che è cresciuta in maniera impressionante. Non possiamo fare finta di nulla e denunciamo ciò che non va all’interno degli atenei”.