Dal “Dio Simeto” agli ulivi: siamo la città che azzera e ricomincia sempre daccapo

95047.it La trasparenza funziona, finché non diventa così trasparente da sparire. La legalità è una virtù, quando viene assicurata giorno per giorno, ora per ora, non solo negli anniversari. Ci si potrebbe consolare con la memoria. Con la nostra storia. Ma è paradossale e fantastico come la città di Paternò sia brava – da sempre, mica da oggi: sarebbe intellettualmente scorretto affermare il contrario – ad azzerare ogni cosa. Ed a ricominciare sempre daccapo. Perché siamo una città che dimentica e che poi ricomincia. Come detto, sempre daccapo.
L’ultimo esempio solo in ordine cronologico, è quello di queste ore: legato alla vicenda degli alberi d’ulivo in piazza Umberto. Non sono stati potati. Sono stati “amputati” per essere trasferiti da un’altra parte. Al loro posto, verrà piazzata una stele o forse una statua. Ma non è questo il punto. Non è il tipo d’ornamento che costituisce la sostanza dell’azione. Così come non lo è nemmeno stare a parlare sterilmente “dell’invadenza” delle radici di quegli alberi.

E qui, non è una questione di polemiche sboccate, contrapposizioni tra fazioni politiche o sbeffeggiamenti verso l’amministrazione comunale. Macché. Chi cade nel tranello dell’impostare tutto sul trionfo del pensiero debole è meglio che stia al riparo sicuro della sua tastiera virtuale da smartphone o da pc.

La storia recente – e siamo a metà degli anni novanta – racconta il perchè quegli alberi fossero lì. C’erano già i vasi di pietra lavica ma che, però, erano desolatamente vuoti. Riempirli con degli ulivi (che, simbolicamente, rappresentavano innumerevoli cose) diventò quasi un valore. L’allora Comitato di Santa Barbara nell’organizzare la Prima Festa di Santa Barbara su volontà del compianto Pippo Musumeci propose che venissero piantati quegli ulivi. “Tutto qui? Tutto questo polverone per così poco?”. Non proprio, a dire la verità. Perché cancellare un simbolo è cancellare la memoria: così come a Paternò è accaduto decine, forse centinaia, di volte.

“C’è poco da fare: la crisi attuale della nostra città nasce dal fatto che la città demolisce e respinge le esperienze del passato”, spiega lo storico Nino Tomasello. Lui, che è epicentro indiscusso di sentimenti, evoluzioni, speranze, battaglie, fatti e accadimenti degli ultimi decenni paternesi. Lui, che con lucidità ha sempre analizzato e prospettato ben prima di altri verso dove sarebbe andata Paternò.
 “Quanto dicoriprende Tomaselloè provato, ad esempio, dalla vicenda del monumento dedicato al “Dio Simeto” e scalzato dall’Altare ai Caduti che avrebbe potuto trovare un’altra collocazione. Oppure, dalla chiesa di San Francesco. Fino ad arrivare, per ultimo, alla demolizione di un valore simbolico come quegli alberi di ulivo.
 Dinanzi al Palazzo di città, l’albero acquisiva un valore di pace, misericordia e sofferenza umana.
Per carità, al concetto di cambiamento non va contrapposto quello di restaurazione: bensì quello di recupero. 
Di recente, ho ascoltato Padre Patanè che diceva: “La città è in agonia”. Ebbene, noi a questa città in agonia abbiamo tolto anche il simbolo della pace”.

6 Comments

  1. Fortunatamente ne abbiamo ancora per poco di questa giunta incapace fino all’osso,dal primo cittadino fino all’ultimo dei suoi collaboratori.

  2. Ma di cosa vi stupite? E’ nel DNA delle amministrazioni paternesi distruggere quello che si era costruito precedentemente, adesso gli alberi, prima la vasca dei quattro canti, prima ancora il gioiello del teatro per costruire per speculazione quel mostro di palazzo della posta, la fontana posta all’uscita di Paternò sud, quella del Cannavò e potrei continuare…quindi, questo è il nostro destino! L’ unica cosa è sperare in un futuro migliore da quello ci ha preceduto!

  3. Anni fa hanno fatto dei lavori sulla collina storica e quando si é scoperto il resto di case sepolte,il solito storico ha fatto bloccare i lavori e hanno messo un ‘alveare’di plex per far vedere la scoperta….oggi questo ‘alveare’si é trasformato in uno schifo….dopo tanti casini non si é risolto un bel nulla anzi la situazione é peggiorata,pensate se un bambino sale su quel plex cosa succede!tanti casini per due alberi….ma finiamola ci sono problemi molto più seri a cui la nostra cara amministrazione non ha nemmeno l’idea di come rispondere

    1. Al momento il problema più serio e impellente è proprio la mancanza di cultura fra i cittadini paternesi, cui si unisce un’altrettanta nefasta assenza di senso civico.

  4. Magari era meglio chiedere prima a qualche campagnolo per scoprire che gli ulivi in vaso prima o poi qualche danno lo fanno… Così come i pini a bordo strada…

    1. Certamente. Ma la questione appare tutt’altro che di materia botanica. Perché il busto di Dante Alighieri, che sta lì vicino, non mette radici: eppure non c’è più. Azzerato anch’esso, da mesi e mesi ormai, dalla nostra memoria.

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