DROGA E ARMI A CATANIA, 180 ANNI DI CARCERE PER 13 IMPUTATI DEL CLAN CAPPELLO-BONACCORSI

Quasi duecento anni di carcere sono stati comminati a Catania a tredici imputati accusati di un vasto traffico di droga, gestito dal clan Cappello-Bonaccorsi, oltre al possesso di armi da guerra. Sono i numeri della sentenza emessa dal Gup al processo, col rito abbreviato, nato dall’operazione ‘Minecraft’ della squadra mobile della Questura etnea.

Il Giudice ha accolto le richieste delle pm Antonella Barrera e Tiziana Laudani, coordinate dall’aggiunto Ignazio Fonzo, ha comminato le condanne maggiori, a 20 anni di reclusione ciascuno, ad esponenti ritenuti di vertice della cosca: Massimiliano Cappello, fratello dello storico capomafia Salvatore, detto ‘Turi’, Salvuccio Junior Lombardo e Sebastiano Cavallaro. Condannato a 19 anni e un mese di reclusione Giuseppe Paolo Rapisarda e a 18 anni ciascuno Renzo Cristaudo, Giuseppe Distefano e Giovanni Santoro. Queste le altre pene comminate dal Gup: 12 anni ciascuno a Giuseppe Spartano e Giuseppe Francesco La Rocca, 11 anni e quattro mesi a Emilio Gangemi, cinque anni a Giusi Messina, quattro anni ad Alessio Finocchiaro e tre anni a Domenico Alessandro Messina.

L’inchiesta della Dda etnea, basata su indagini della squadra mobile, contesta ai vertici della cosca Capello-Bonaccorsi la gestione del narcotraffico, e in particolare di ‘amnesia’ e marjuana vendute in piazze di spaccio, e la detenzione di armi da guerra compresi due kalashnikov, due mitra Uzi, sei pistole e un fucile di precisione con matricola abrasa.