
Martedì 11 giugno 2019 è un giorno che rimarrà nella storia recente del basket tricolore. Dopo gli anni all’estero e l’esperienza con i San Antonio Spurs in Nba, Ettore Messina è tornato in Italia per diventare allenatore e presidente dell’Olimpia Milano. E a quasi 5 mesi di distanza, la scommessa di Giorgio Armani è vinta su quasi tutti i fronti con i milanesi rientrati stabilmente tra i top team europei e con un rinnovato spirito di squadra.
Nato il 30 settembre 1959 a Catania, Messina in carriera ha allenato la Virtus Bologna, la Benetton Treviso, il CSKA Mosca e il Real Madrid, oltre alla Nazionale azzurra. La sua bacheca parla per lui: due volte premio di coach dell’anno in Eurolega (nel 2006 e nel 2008), quattro successi nella massima competizione europea (con undici qualificazioni alle final four), quattro campionati italiani, sei titoli russi, tre Vtb League, sette Coppa Italia e due Coppe di Russia.
Negli ultimi 5 anni è stato l’assistente di Gregg Popovich ai San Antonio Spurs, con il ruolo di specialista della difesa, ed è stato tra i principali artefici delle cinque qualificazioni alla post-season della franchigia, quest’anno in grande difficoltà. Partiti tra le squadre più accreditate per la conquista dei playoff, gli Spurs versione 2019/2020 stanno infatti faticando più del previsto, soprattutto in difesa, guarda caso il settore di cui si occupava il tecnico italiano: il fondamentale in cui l’Olimpia è entrata nell’eccellenza di questa Eurolega.
Nell’era della moderna Eurolega, iniziata nella stagione 2000/2001, l’Olimpia ha chiuso soltanto due annate con record positivo. La prima è quella del 2013/2014 con Luca Banchi in panchina, chiusa con l’eliminazione ai playoff per mano del Maccabi Tel Aviv. La seconda è proprio quella in corso con il filotto di cinque successi consecutivi che ha proiettato l’Olimpia in vetta alla classifica dopo sei giornate per la prima volta nella storia. Da lì è arrivato una leggera flessione, con sole due vittorie nelle successive 5 uscite. Un calo quasi fisiologico con un calendario che ha messo di fronte ai biancorossi Baskonia e Maccabi (due successi), l’impegno casalingo con l’Efes finalista dello scorso anno (sconfitta sul filo di lana per 76 a 81) e le complicatissime trasferte col Chimki e l’Olympiacos, entrambe perse.
Dopo aver assaporato la vetta i meneghini sono scesi al settimo posto con 14 punti ma a sole 4 lunghezze dalla capolista Efes e a -2 dalle seconde Barcellona e Real Madrid. Un bilancio decisamente positivo con una difesa che concede appena 80 punti a partita, una delle migliori a livello europeo. E il merito è tutto di Messina, capace di creare quella coesione di squadra mancata nelle ultime stagioni. Dopo un inizio di stagione incerto (vedi la sconfitta all’esordio con il Bayern e gli stop in Serie A), Milano si sta affermando sempre più come un team vero, compatto, e unito in cui la voglia di aiutarsi e di passarsi la palla sopperisce spesso agli errori e alle carenze dei singoli. Quello visto fin qui è un gruppo che lotta su ogni pallone e che non ha paura di “sporcarsi” le mani. Ma soprattutto un gruppo che non crolla più nei finali di gara come succedeva nelle precedenti stagioni.
Messina è arrivato a Milano proprio per questo: per portare una mentalità vincente e la durezza caratteriale necessaria per affrontare due campionati completamente diversi, ma non per questo meno impegnativi, come l’Eurolega e la Serie A. E se vogliamo trovare una piccola nota negativa a questo avvio di stagione dell’Olimpia, sono proprio i risultati nella Lega Nazionale. Delle dieci partite disputate fin qui, i milanesi ne hanno vinte solo sei e sono caduti contro Brescia, Brindisi, Cremona e Fortitudo Bologna. Squadre che stanno facendo molto bene, ma decisamente lontane dal livello tecnico e atletico dei ragazzi di Ettore. Al momento la classifica recita quinto posto a -6 dall’imbattuta Virtus Bologna di Milos Teodosic. C’è ancora tempo per recuperare ma serve una svolta immediata per recuperare posizioni prima della post-season.