EUTANASIA, AIUTÒ LA PATERNESE ALESSANDRA GIORDANO A MORIRE: ANNULLATA CON RINVIO LA CONDANNA DI COVERI

I giudici della quinta sezione della Corte di Cassazione hanno annullato con rinvio la sentenza della Corte di Appello del Tribunale di Catania che condannava a tre anni e quattro mesi di carcere Emilio Coveri con l’accusa di istigazione al suicidio.

Lo riferisce lo stesso Coveri all’Agi: “Non sono un criminale e la battaglia per i diritti va avanti”, afferma. La Corte d’appello etnea a fine giugno aveva ribaltato la sentenza assolutoria di primo grado nei confronti del presidente di Exit-Italia, sostenendo che nella morte indotta della donna di Paternò che decise di ricorrere all’eutanasia, Alessandra Giordano, ci fu “istigazione al suicidio”.

Per questo reato la Corte d’assise d’appello di Catania aveva condannato Coveri, direttore della clinica Dignitas, la stessa struttura sanitaria a Forch, paesino vicino Zurigo in Svizzera, in cui Dj Fabo aveva deciso di mettere la parola fine alla propria vita.

Coveri, condannato anche alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, in primo grado era stato assolto dal gup di catania dopo avere ricorso al rito abbreviato. “Oggi possiamo affermare con orgoglio – afferma Coveri – che il vostro presidente non è un criminale, non è un delinquente come volevano farlo sembrare.

Posso dire che ho sempre tenuto alto l’onore vostro prima di tutto, dell’associazione e tutti abbiamo sempre seguito i dettami imposti dalle norme statutarie che abbiamo sempre scrupolosamente seguito per non offendere e andare contro la legge italiana.

La liberta’ di scelta che deve avere ognuno di noi, affinche’ si possa decidere quale sia la fine della nostra esistenza, fine che vogliamo che sia dignitosa e senza inutili sofferenze. Continueremo a lottare affinche’ questo principio possa trionfare”.