Questa Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito delle indagini a carico di un 54enne di Giarre (CT), indagato per il reato di maltrattamenti in famiglia, ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Catania, l’emissione a suo carico della misura cautelare in carcere, eseguita dai Carabinieri della locale Stazione.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati specializzati sui reati che riguardano la violenza di genere, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio con l’indagato, hanno fatto luce sulle condotte poste in essere dall’uomo, che si sarebbe reso responsabile di continui episodi di violenza fisica e psicologica nei confronti della moglie di 52 anni e della figlia di 23.
L’uomo, sin dall’inizio del rapporto matrimoniale con la vittima, sposata nel 1996, avrebbe sempre manifestato un comportamento irascibile e pretestuoso nei confronti della moglie, ulteriormente inaspritosi qualche anno addietro a causa del suo licenziamento, circostanza questa che avrebbe provocato uno stato di depressione alle cui cure si sarebbe sottoposto soltanto a fasi alterne, con ovvio e conseguente peggioramento del suo stato di salute psicologica.
Lo scorso 27 dicembre la donna ha formalizzato la querela nei confronti del marito per i ripetuti e violenti atti di cui era stata vittima, elencando con dovizia di particolari le vessazioni subite nel corso del tempo.
Nello scorso 26 del mese di novembre infatti, per futili motivi legati alle esigenze della loro figlia, l’uomo avrebbe dapprima rotto il televisore con una posata da tavola, asseritamente perché <<… ho fatto questo per non tirarla in testa a te …>>, quindi, dopo aver rotto un bicchiere, si sarebbe diretto fuori casa nel tentativo di aggredire la figlia, venendo però bloccato dalla moglie che, purtroppo, sarebbe stata da lui malmenata con schiaffi.
A seguito di questo la donna, in cerca della sicurezza propria e della figlia, avrebbe abbandonato l’abitazione familiare per rifugiarsi dai propri genitori ed il proprio cognato, nello speranzoso intento di riportare la calma tra loro coniugi, si sarebbe adoperato per aver un incontro con il marito con il quale però, a seguito di uno scatto d’ira di quest’ultimo, sarebbe venuto alle mani.
La 52enne, che tra l’altro non avrebbe mai denunciato le percosse del marito, sarebbe stata obbligata con violenza ad atti e genere di prestazioni sessuali contro la sua volontà, sempre apostrofata con frasi fortemente ingiuriose e demoralizzanti.
Tale comportamento violento e minaccioso è stato altresì confermato anche attraverso le dichiarazioni della loro figlia che, d’altro canto, sarebbe stata anch’ella sottoposta ad indicibili pressioni psicologiche che l’avrebbero privata di ogni autonomia nella frequentazione di persone fuori dalla stretta sfera del suo nucleo familiare.
Il 54enne addebitava però ai suoceri la responsabilità del mancato rientro della moglie presso l’abitazione coniugale e, pertanto, si sarebbe recato in un’occasione presso la loro abitazione dove, a seguito del rifiuto del suocero 81enne a farlo entrare in casa, avrebbe forato con un coltello tre pneumatici dell’autovettura di quest’ultimo, minacciandoli tutti di morte.
Nella circostanza però il 54enne si era spontaneamente recato in ospedale, dove è stato sottoposto a cure presso il dipartimento di salute mentale, salvo però in seguito addebitare ai propri familiari, soprattutto alla moglie, la causa della sua degenza in quel nosocomio <<… te la faccio pagare prima a tua figlia e poi a te!!! …>>.
L’accoglimento della richiesta di custodia cautelare in carcere da parte del GIP etneo, invero, è stata ancor più motivata dal progressivo aumento di aggressività manifestato dall’uomo che, poi, è stato associato al carcere catanese di Piazza Lanza.