“I Vicerè”, il giorno dopo: i Laudani a Paternò e il ruolo dell’avvocato

95047.it Paternò è una delle città in cui si sarebbe radicato il potere mafioso del clan Laudani, meglio conosciuti come “i mussi i ficurinia”. E’ quanto emerge dagli esiti dell’inchiesta “I Vicerè” con i magistrati che hanno ricostruito l’organigramma del gruppo che opera in città: i pentiti e i riscontri investigativi hanno completato l’opera, scattando una fotografia della cupola paternese dei Laudani. 
Secondo le rivelazioni dei collaboratori di giustizia capo storico sarebbe Vincenzo Morabito, detto Enzo Lima (finito ai domiciliari). In alto alla piramide vi sarebbe anche Turi Rapisarda. 
Sempre secondo le rivelazioni dei pentiti, del sodalizio farebbero parte anche Natale Benvenga, Daniele Claudio Magrì, Antonio Magro, Giuseppe Parenti, Antonino Rapisarda e Vincenzo Salvatore Rapisarda.

E nell’inchiesta è finito anche il legale Salvatore Mineo accusato di “concorso esterno all’associazione mafiosa”. Intercettazioni e verbali incastrano l’ex vice-sindaco di Santa Maria di Licodia: l’avvocato avrebbe avuto il ruolo di intermediario tra i vertici paternesi e la famiglia di sangue dei Laudani. Secondo gli investigatori avrebbe anche fornito file secretati ai sodali e avrebbe avuto il ruolo di messaggero tra i detenuti suoi assistiti ed i riferimenti del clan.

Un quadro inquietante andato a chiudere il cerchio nel calderone di un’inchiesta che potrebbe non avere concluso il proprio percorso investigativo.