IKEA NEGA L’INGRESSO A UN BAMBINO DISABILE PERCHÉ SENZA MASCHERINA

Arriva da Catania la storia di un bambino disabile a cui Ikea ha negato l’ingresso nel suo locale punto vendita perché sprovvisto di mascherina anti coronavirus, nonostante le norme governative non obblighino l’utilizzo dei dpi per i minori con disabilità non compatibili con i suddetti. L’episodio è stato denunciato dalla madre del bambino, che però a seguito di un post pubblicato su Facebook si è vista bloccare il proprio profilo personale dal social network.

“Questa storia deve essere raccontata affinché non accada più niente del genere, lo trovo davvero ingiusto”, racconta Manuela Cirvilleri, madre di un bambino affetto dalla sindrome di Angelman: malattia che comporta un grave ritardo cognitivo per chi ne affetto. Chi soffre della sindrome resta infatti ferma un’età mentale di tre anni, non parla, presenta problemi epilettici e pertanto rientra tra coloro che sono esonerati dall’utilizzo della mascherina.

La donna continua poi il suo racconto spiegando di aver deciso di recarsi all’Ikea assieme al marito e al figlio nella giornata del 6 giugno: “Sabato scorso arriviamo all’ingresso, ci misurano la temperatura, poi ci bloccano. Nostro figlio è seduto su un passeggino posturale, porta una bandana al collo perché soffre di scialorrea e quindi sbava, tengo a precisare i dettagli perché chi ci ha fermato indugiava molto con lo sguardo sul bambino, abbiamo capito che hanno fatto caso a questo dettaglio”. Il dipendente Ikea avvisa in seguito la famiglia dell’arrivo di un dirigente del negozio per chiarire la questione. Dirigente che però non vuole sentire ragioni di fronte alle rimostranze della donna.

Tornata a casa, la signora Cirvilleri denuncia l’accaduto tramite una diretta Facebook, ma dopo poco tempo il suo profilo viene oscurato dal social stesso: “Facebook mi scrive “attenzione abbiamo bloccato il profilo per tutelare i tuoi dati in quanto ci risulta errata la tua data di nascita”, ma non era vero. Rimando i documenti in modo da riattivare il profilo subito ma ad oggi è ancora oscurato, così faccio un’altra diretta stavolta su Instagram dove denuncio anche quest’altra cosa”.

In seguito alla donna viene recapitata una mail da parte di Alessandro Aquilio, addetto alla comunicazione italiana di Ikea, in cui viene scritto: “Ci dispiace moltissimo sapere che per lei la soluzione da noi auspicata non fosse conforme alle sue aspettative e pertanto ci piacerebbe confrontarci per capire come poterne trovare una insieme. Ci hanno comunicato che il suo profilo Facebook sarebbe stato bannato, ci teniamo a dichiararle la nostra estraneità. Per questo abbiamo cercato un altro canale per raggiungerla. Ci piacerebbe poterla ascoltare per chiarire tutto”.