IL MAESTRO BARBARO MESSINA ALLA MOSTRA INTERNAZIONALE DELL’ARTIGIANATO

Anche quest’anno per l’81° mostra internazionale dell’artigianato a Firenze dal 22 aprile al 1 maggio, il territorio etneo, Paternò e Nicolosi, viene rappresentato da una firma di prestigio come quella del maestro ceramista Barbaro Messina.

Come previsto 81° mostra si è mostrata sin dal primo giorno della sua apertura di grande interesse, specie per quanti, in questi giorni di vacanza, hanno preferito passare del tempo in mezzo ad un’infinita varietà di creazioni artigianali, fra mestieri tradizionali e l’artigianato del futuro, più di 800 gli espositori da tutto il mondo. La Fortezza da Basso con la fiera dell’artigianato rappresenta per il made in Italy una vetrina importante, sia per le proposte toscane per le altre regioni italiane, che per i paesi esteri partecipanti. Definito l’artigianato on the road, una specie di viaggio nel passato o sulla Route 66, l’epopea del vecchio West, queste le indicazioni di massima per i visitatori. Invitato speciale, che rappresenta di per se la regione Siciliana ed in modo particolare la scuola della ceramica di Nicolosi, è il maestro paternese Barbaro Messina. “Opus Aetna 2.0” ovvero la lava si veste di colore è il titolo della nuova collezione ci ceramiche, presentate dal maestro ceramista con gli alunni della scuola, una mostra che ha stupito tutti per diversi motivi: La lava e la pietra si vestono di colore dei rossi sgargianti; i grani del melograno o il succo dell’arancio sanguinello dell’Etna; dei verdi intensi della vegetazione degli agrumeti; dei gialli caldi e luminosi del sole o dei limoni; del blu cobalto o dell’azzurro del cielo di Sicilia. Usati allo stesso modo, come una volta lo si faceva nell’arte pittorica dei “carretti siciliani”. Appunto dal Carretto siciliano è arrivata la nuova ispirazione, Barbaro Messina dopo una ricerca grafica, accosta la sua collezione di ceramiche alle sponde del carretto. Riproducendo in chiave contemporanea, le storie della cavalleria rusticana, o le leggendarie storie dei pupi e dei paladini di Francia. Un’idea nata dalla visione di un carretto siciliano tutto particolare, rinvenuto dalla storia.

Bisogna tornare indietro nella storia esattamente nel 1937, ricorreva il XV° anno dalla nascita del fascismo. In Sicilia, nell’agosto del 1937, arriva il Re e il principe Umberto. Ma soprattutto, dopo il 1924 torna Benito Mussolini. La visita del duce è minuziosamente preparata, l’isola si para a festa, l’attesa è spasmodica per l’arrivo del duce. Memorabile quel 12 agosto, proprio da Catania Benito Mussolini dice che per la Sicilia non ci sarà nessun regime speciale, ormai il Nord e il Sud non esistono e «dopo l’Italia sono stati fatti gli italiani». Nella cronaca dei giornali dell’epoca si legge della «impetuosa accoglienza» di Catania e dell’ingegnere Michelangelo Mancini, il quale preparò minuziosamente l’accoglienza. Fra le tante manifestazioni d’affetto verso il duce, si racconta di un carretto siciliano realizzato dalla maestranza paternese, portato fin sotto il palco, proprio davanti a Benito Mussolini, il quale vetturino il paternese Giuseppe Marletta (Puddu quadaruni), con grande maestria arrivato davanti al duce, con un colpo di zotta (frusta) fece impennare il cavallo a mò di saluto sbigottendo persino il duce. Quel carretto fu consegnato in dono al duce, ma per le note e triste vicende che seguirono poi, la guerra e la catastrofica fine del fascismo, quel carretto rimase a Catania.

Il Gr.Uff. Luigi Maina, nella sua stanza al primo piano del palazzo degli elefanti, è custode geloso di alcuni pezzi di quel carretto siciliano, realizzato per farne dono a Mussolini. Anche dopo 80 anni, ma non li dimostrano, si conservano con la brillantezza dei colori sgargianti come appena fatti, pezzi per anni dimenticati negli scantinati del Castello Ursino, poi abbandonati nella falegnameria del comune, infine prima di essere destinati nella spazzatura l’emerito cerimoniere li ha riportato alla luce, ospitandoli nella sua stanza. I pezzi di cui prende ispirazione il maestro ceramista Barbaro Messina sono; un sopra fuso arabesco con le mensole, due sponde masciddaru, e un funnu di cascia. Carretto siciliano realizzato su commissione nel 1937, scolpito da Francesco Astuti con i fratelli, Simone e Liberto. Dipinto da don Antonino Liotta e il ferro battuto, forgiato da Sebastiano Russo, scene che raccontano di Rizzieri nell’ impresa di liberare Fioravanti, tutta opera della maestranza paternese. Pezzi di carretto di grande bellezza e che al giorno d’oggi sono rari oggetti d’arte artigianale e che racchiudono in se, la storia antropomorfica dei siciliani e della Sicilia.

Non era difficile tra la fine del 1800 e la prima metà del secolo breve, trovare bravi carrideri a Paternò. Questo il probabile motivo per cui fu commissionato agli artigiani paternesi, il carretto di Mussolini. In ordine alfabatico troviamo Francesco Aiello, Nzuddu (Vincenzo) Anicito pittore, i fratelli Francesco (scultore), Liberto (carrozziere) e Simone Astuti con la bottega in via G. Verga. Turi (Salvatore) Bellissimo. Don Carmelo Brasile (testa di tummino). Turi (u baccalaru) Ciancitto. Vincenzo Ciaramella (pittore). Salvatore Cosentino. Salvatore Distefano. Pippo Fallica. Pippino Mazzamuto u suddunaro (la scocca) Concetto Messina. Francesco Nicolosi. Sebastiano Russo detto frasciami (firraru). Angelo Sciacca. Giuseppe soldano genero di Leotta pittore. Giovanni Sorbello, Eugenio Tomasello e Alfio Villani suddunari. Virgillito detto tramola. Alfio Virgillito e Saro Vittorio pittori. Di Antonino Liotta scrive Barbaro Conti: Morto a 63 anni. Fu apprezzato pittore di carretti siciiani, che istoriava con gioiose e drammatiche raffigurazioni dei poemi e pici e cavallereschi, con scene e personaggi immortalati da poeti e musicisti, sempre cari e vivi nel cuore, nella fantasia, nell’immaginazione genetica e memoriale del popolo siciliano. Don Antonino Liotta dipingeva folkloristici carretti in piazza san Giovanni ai lati della via Strano. Nell’arte decorativa del carretto fu un maestro e, forse, uno dei più rinomati rappresentanti della pittura eroico-cavalleresca del novecento in Sicilia. Dopo Firenze, la mostra di Barbaro Messina sarà ospite a Città Sant’Angelo nel mese di luglio, approderà a Nicolosi nell’agosto 2017