La cellula paternese dei “Carcagnusi”

95047.it Carmelo Occhione, presunto referente dei Mazzei durante la latitanza del capomafia Nuccio, sarebbe stato più volte a Paternò per “curare” i rapporti con la cellula locale dei Carcagnusi e anche per garantire “buoni” legami con i boss paternesi delle altre organizzazioni criminali. Di queste “relazioni” tra cosche ne parla ai magistrati il collaboratore di giustizia e killer Francesco Musumarra che racconta di aver incontrato Occhione insieme al capo Turi Rapisarda per un chiarimento circa la posizione di Iano D’Antona, inteso “u babalecchu”. Le rivelazioni sono entrate a far parte dell’inchiesta “Nuova Famiglia” della Guardia di Finanza che nelle settimane scorse ha azzerato i vertici dei Mazzei.

Il collaboratore riferisce ai pm che Occhione si presentò ai “paternesi” proprio come il responsabile dei Carcagnusi. Al centro di quel particolare “rendez vous” – come si legge in un verbale di Musumarra della fine del 2014 – ci sarebbe stato il chiarimento sulla posizione di “D’Antona che sarebbe transitato dai Rapisarda ai Carcagnusi”. E non solo, Occhione avrebbe riferito che anche altri due paternesi erano “affiliati” ai Mazzei. Turi Rapisarda – su questo punto – sarebbe stato intransigente: i Carcagnusi a Paternò non dovevano fare nulla. Insomma gli affari illeciti sarebbero dovuti rimanere “affare” di Turi Rapisarda.

Ma dopo questo incontro Occhione sarebbe tornato a Paternò per difendere i suoi “picciotti”. I Carcagusi sarebbero stati gli autori di un furto di cavalli, ma per loro sfortuna il proprietario sarebbe stato un amico di Turi Rapisarda. Alle orecchie del boss e di Francesco Musumarra sarebbe arrivata la soffiata che erano stati gli “affiliati” dei Mazzei a rubare. Melo Occhione si sarebbe presentato dal capomafia paternese assicurando che ci avrebbe pensato lui a sistemare le cose, ma la questione sarebbe rimasta aperta perchè Rapisarda nel frattempo è stato arrestato ed è finito in carcere.