LA FRANCIA CANCELLA IL CANONE TV. SECONDO IL GOVERNO È UNA TASSA OBSOLETA

La Francia eliminerà il canone tv. Come promesso dal presidente Emmanuel Macron nel corso della campagna elettorale che lo ha portato a vincere le elezioni presidenziali di aprile e rimanere così in carica per il secondo mandato consecutivo, la retta del canone della tv pubblica – che lo scorso anno è arrivata a 138 euro per nucleo famigliare – sarà sospesa già a partire da quest’anno. La misura è stata presentata nell’ambito di una serie di norme pensate per salvaguardare il potere d’acquisto dei cittadini a fronte dell’aumento dell’inflazione, ed è stata approvata in seguito a un dibattito acceso parlamentare, che ha registrato un alto tasso di astensionismo.

Non c’è ancora chiarezza su dove verranno reperiti i circa 3 miliardi di euro del canone che venivano utilizzati per finanziare le principali emittenti statali di France Télévisions e di Radio France, ovvero gli equivalenti francesi delle nostre Rai e Rai Radio. La preoccupazione dei cittadini che hanno espresso il proprio disappunto contro la decisione è che i soldi verranno semplicemente reperiti tramite un leggero aumento delle tasse su alcuni prodotti, e il canone sarebbe quindi semplicemente sostituito da un’altra forma di prelievo indiretto.

Tra i giornalisti e lavoratori dei canali radiotelevisivi di stato, il timore è che l’assenza di canone comprometta le scelte editoriali, dato che una potenziale riduzione dei finanziamenti diretti da parte dello stato potrebbe risultare in una maggiore dipendenza dalle pubblicità, da privati o anche da esponenti stessi del governo. Alcuni hanno anche considerato la misura un atto inteso a indebolire e in futuro smantellare l’informazione pubblica francese.

La ministra della Cultura francese Rima Abdul Malak ha definito il canone, che era stato introdotta nel 1933, una tassa “obsoleta e inadatta” agli usi contemporanei. Alcuni esponenti del partito Socialista, evidentemente d’accordo con la definizione della ministra, hanno recentemente firmato una proposta per modernizzare l’imposta rendendola progressiva in base al reddito piuttosto che universale. A dispetto delle polemiche, però, il governo ha optato per l’eliminazione definitiva dell’imposta.

 

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