Le motivazioni di una scelta

95047.it Dopo tanto clamore, si sta per chiudere il sipario su uno scenario che ha fatto male a tutti perché siamo stati travolti da una situazione surreale che si prestava a diverse interpretazioni se non si conosce bene la realtà di cui si sta parlando con la conseguente confusione di fatti, parole, situazioni che si possono prestare a facili manipolazioni e strumentalizzazioni. Il fatto in sé lo conosciamo tutti e tutti sappiamo che le cose non sono andate esattamente come le hanno decritti i media, ma nonostante tutto c’è sempre la necessità di comprendere meglio il significato delle cose accadute. La festa di Santa Barbara è un evento che coinvolge tutta la città con iniziative di alto spessore religioso, morale e sociale e prevede degli eventi nei quali ci ritroviamo tutti insieme come città e nei quali emergono anche tutte le contraddizioni.

Il fatto dell’inchino dei due cerei, certamente non è avvenuto in un contesto tipicamente religioso o processionale o ufficiale, ma nel contesto dell’animazione folkloristica che i cerei fanno nei quartieri della città. Ciò non significa che in quella occasione possono fare quello che vogliono, ma sono tenuti comunque a rispettare un regolamento che impone ai portatori un comportamento consono allo spirito della festa.
Ciò, purtroppo, non è accaduto il 2 dicembre scorso. Il 3 dicembre sera, prima dell’uscita della processione delle reliquie, viene notificata la decisione del Questore di Catania che intimava ai due cerei l’immediato rientro in chiesa e l’esclusione per le processioni dei giorni successivi. I parroci e i collaboratori decidono, durante la processione, di far rientrare tutti i cerei in attesa di conoscere gli sviluppi della situazione.

Quale atteggiamento tenere per tutto quello che stava succedendo? Innanzitutto collaborazione con le forze dell’ordine perché con serenità si potesse eseguire il giusto provvedimento nei confronti degli autori di quel gesto che è stato grave, fuorviante, non rappresentativo della nostra città e del senso genuino della religiosità popolare e non rispettoso dei suoi veri valori. Il gesto quindi andava punito ed isolato, non con le parole, ma con i fatti, senza dare quella notorietà ricercata dagli autori del misfatto.

Da qui tutto l’impegno dei parroci e dei collaboratori nel momento in cui la festa, il 3 dicembre, era già entrata nella sua fase tipicamente religiosa e ufficiale. Punito il fatto, non si pensava ancora che il caso potesse rimbalzare sui social network e sui media con la risonanza che poi ha avuto giorno 4 dicembre. Si è scatenata, allora, una vera e propria aggressione mediatica che si è nutrita di disinformazione e di bugie che hanno travolto la dignità della città, l’immagine della festa e l’operato della Chiesa. Un mare di fango ci veniva addosso nella consapevolezza che bisognava tenere i nervi saldi e nella consapevolezza che qualunque cosa facevamo o dicevamo sarebbe stata strumentalizzata. Allora la responsabile scelta di non buttare benzina sul fuoco, di lanciare un messaggio di pacificazione per non esasperare animi già turbati in una città che si era svegliata, come ogni anno, per vivere un giorno di festa e che invece si era ritrovata umiliata e calpestata.

Silenzio? Omertà? Per qualcuno si. Per noi pastori invece no perché in quel momento volevamo che la città si riappropriasse del motivo per cui si stava per le strade. Ci si trovava lì per festeggiare la Patrona, non per fare altro tipo di manifestazioni o per puntare il dito verso qualcuno. Tutto questo nella inequivocabile presa di posizione: dissociazione e condanna dei fatti del 2 dicembre espressa con la decisa adesione all’atto forte dell’esclusione dei cerei dai festeggiamenti e dissociazione da chi ha consegnato con una irresponsabile regia la città e la festa alla gogna mediatica, magari per scopi prettamente politici o di parte.

Ci si dirà che è stato un caso tutto questo clamore. Ma è proprio così? Oppure ancora una volta Santa Barbara e la sua città è stata vittima innocente di altre logiche o di altri scopi?
Il tempo, forse, ci darà risposte.

6 Comments

  1. Sig.Fabio le varette non per forza si devono imbunere, si ci possono montare le ruote come quelle della lapa ed anche quelli che non sono maciste le possono trascinare e fare la processione RELIGIOSA così si risparmiano un po’ di sordi e il comune li può dare in beneficenza ai bisognosi.

    1. Bella… pensata.. Complimenti! Allora mettiamoci i bisognosi a portarle, almeno si guadagnano da vivere così…

  2. Cari parroci, siamo d’accordo che la chiesa debba accogliere tutti, anche chi sbaglia ma non diamo colpe ai media, altrimenti diventate contraddittori e soprattutto dovevate battervi per non pagare i portatori delle varette incriminate, insieme al sindaco. Il comandante dei vigili lasciamolo dov’è, dopo la figuraccia che ha fatto e che ci ha fatto fare. La politica non c’entra proprio niente e se vogliamo che certe cose non succedano più e’ giusto prendere i provvedimenti del caso.

  3. Il silenzio e l’omertà da parte della chiesa, delle istituzioni e della popolazione riguardo i personaggi malavitosi che gestiscono le cosiddette varette, c’è sempre stato. A tutti i commercianti di Paternò un mese prima della festa viene chiesto (estorto) un obolo per la festa della Santa con la solita frase…..arriva la festa tutti ana manciari e via un pezzo di carta, una ricevuta (non fiscale) con la scritta cereo…..perché noi siamo gente seria….diamo la ricevuta!
    Gente seriamente pregiudicata che gestisce la parte immorale della festa per soldi e per potere. Adesso ci sono le prove immortalate dal baby gang e diffuse dalle TV nazionali, sarebbe meraviglioso vedere il cereo dei comunali sorretto dai suoi dipendenti e così via con gli altri.

  4. The show must go on! Giusto, sono d’accordo. Per favore, ci spieghino però che fine fanno gli 11.200 euro di “contributo per la parrocchia” e che si rendano pubbliche, con idonea documentazione, le spartizioni dei 43.200 euro, con nome e cognome dei soggetti beneficiari. Basta parole! Lo abbiamo capito che ciò che è successo non c’entra nulla col resto della città! Passiamo ai fatti CONCRETI adesso.

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