Le nascite dei paternesi si spostano verso Catania

95047.it Non è una questione di campanile. E nemmeno di prese di posizione dal sapore talebano. Semmai, è la prova provata di quanto si dice da tempo a proposito delle scelte scellerate legate al sistema sanitario che porteranno ad escludere sempre più la provincia per concentrare tutto sulla città. Con il pericolo che, prima o dopo, si intaserà tutto. Nello specifico, da quando – oltre un anno fa, ormai – il Punto Nascite di Paternò è stato soppresso i parti delle donne paternesi si sono trasferiti in massa verso il capoluogo di provincia: Catania. Un dato che è incontrovertibile sin dal primo giorno. Ed i numeri legati, ad esempio, allo scorso mese di aprile parlano di 28 nuove nascite attribuibili a residenti paternesi con i parti che sono avvenuti 25 a Catania e soltanto 3 a Biancavilla. Una scelta chiara: in perfetta linea con il trend dei mesi scorsi. Chissà se questi dati sono oggetto di studio da parte dell’Asp etnea. Chissà.

Nel frattempo, è la qualità delle strutture sanitarie paternesi e gli investimenti (anzi, i mancati investimenti) che sono stati approntati per Paternò che lasciano ancora più perplessi. Tanto per dovere di cronaca vi raccontiamo, per esempio, quello che è accaduto nelle scorse ore nello stabile che ospita il Distretto sanitario dove uno dei due ascensori (quello più grande, utile per le emergenze) è guasto dall’anno scorso. Ebbene, è accaduto che una signora si sia sentita male all’improvviso. Ed il personale medico del 118 non ha potuto far altro che intervenire e soccorrerla trasportandola in barella attraverso le scale: con tutte le difficoltà del caso. Così, tanto per dirne un’altra tra le tante.
Tra le tante “disattenzioni” alle quali la politica sanitaria ha ormai lasciato, abbandonandola, la città di Paternò. Sono dati di fatto. Mica opinioni.

2 Comments

  1. Bisogna ringraziare il sindaco Mangano e il vice sindaco Palumbo che non hanno mosso un dito quando è stato deciso di chiudere il punto nascita ,vedi il sindaco di Bronte, barattandolo con il mantenimento del Centro Trasfusionale ,ormai ridotto a un centro raccolta sangue.Sicuramente non è stata fatta una riflessione :se l’ospedale sarà ridotto a un Pta ,cosa che i cittadini paternesi non si augurano ,il centro trasfusionale sarà trasferito a Biancavilla.

  2. Era prevedibile: ma qualcuno pensava davvero che, una volta chiuso il punto nascita di Paternò, i paternesi avrebbero fatto nascere i propri figli a Biancavilla? (con tutto il rispetto per questo paese)

    Sarà soddisfatta quella minoranza di paternesi che da decenni facevano nascere i figli negli ospedali catanesi e così facendo ha contribuito a non far raggiungere il numero minimo di 500 parti all’ormai ex punto nascita del SS. Salvatore, a cui invece si rivolgeva la maggioranza dei paternesi, considerata “provinciale” dai concittadini che lo snobbavano.

    Per carità, ognuno é libero di far nascere i figli dove meglio crede, ma se nel caso specifico ciò ha recato danni alla maggioranza della popolazione, non so quanto questa realtà possa essere accettabile. Adesso si pone un bel problema, di natura socioculturale: tutti i residenti a Paternò nati dopo il 2015 riporteranno scritto sui loro documenti “nato/nata a Catania” o “nato/nata a Biancavilla”, come se non fosse mai esistita un’identità paternese.

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