L’impronta indelebile del “prof” Turi Ciccia

95047.it Alcuni uomini è come se non se ne fossero mai andati, talmente forte è stata la loro impronta. Ed alcuni scampoli di iniziative organizzate con la stessa passione e formidabile intensità di chi ci ha lasciato, è volerci dire che nulla finisce. Già. Era giusto per tornare a ricordarci, ad esempio, che uno come il “prof” Turi Ciccia, lo sport di questa città lo ha animato e rilanciato senza mezzi termini. Come pochi altri hanno fatto. Una storia nella storia. Come quella legata al rapporto con i suoi allievi. Un confronto sempre schietto: lo stesso che contraddistingue un padre con i propri figli.
Il Memorial podistico allestito nel giorno dell’Immacolata, ci ha restituito tutto questo: una figura da ricordare, scomparsa troppo presto, in un racconto di storie e modelli di vita che non possono andare dispersi. Non può essere dispersa la rete di presenze e sentimenti di cui il “prof” è stato l’epicentro, col suo messaggio di prospettiva per le nuove generazioni.

La gara podistica, allestita dall’associazione “Podisti paternesi”, ha visto lo sguardo attento, coinvolto e generoso della moglie Ida. I figli Maria Grazia e Luigi sanno quanto sia pesante l’eredità del Prof: “E’ stato bello vedere tutta questa partecipazione. Ecco perchè ringrazio gli organizzatori e gli alunni di mio padre che per lui erano davvero come dei figli – racconta Maria Grazia -. Io ero ancora piccola, ma ricordo la passione e l’amore che mio padre metteva quando li allenava: prima li rimproverava come se fossero i suoi figli, come se fossero io e mio fratello, e poi accadeva e proteggeva con una impronta che ha lasciato qualcosa a tutti”.

Un condottiero, Turi Ciccia. Uno che ha scoperto talenti come Cavallaro e Corsaro. “Ma soprattutto, una persona appassionata del suo lavoro – prosegue Maria Grazia -. E, quindi, anche dei valori dello sport: è difficile trovare un altro insegnante di educazione fisica capace di mettere tutto il suo cuore nell’atletica: per lui, era la disciplina che più di tutte faceva crescere fisicamente e moralmente. L’esempio di mio padre è stato quello di credere nello sport puro. Quello cristallino. Quello che fa crescere nell’altruismo. Mio padre non allenava solo per far vincere i suoi atleti: ma anche per farli crescere e farli diventare uomini veri e onesti”.

E c’è anche chi ricorda il lato leggero del Prof. Come quello dello “schiaffo al bacio”: se doveva – bonariamente – rimproverare qualcuno dei suoi ragazzi, prima partiva uno schiocco delle labbra e poi un buffetto. E ce ne vorrebbero, oggi, di “schiaffi al bacio” anche solo per respingere la totale indifferenza che contraddistingue un pianeta ormai abbandonato a se stesso come quello dello sport locale. Perché, fuori dalla facile e banale retorica, alcuni uomini è davvero come se non se ne fossero mai andati.