“L’Ipab Bellia verso lo smantellamento”

95047.it La missiva del vice-presidente del cda dell’Ipab “Salvatore Bellia”, Alfredo Corsaro.

“Il Dipartimento Regionale della Famiglia, a fronte della difficile situazione finanziaria dell’I.P.A.B., in assenza di procedure di risanamento della situazione debitoria, ha sollecitato Il Presidente dell’I.P.A.B. Salvatore Bellia di Paternò ad adottare le opportune iniziative al fine di procedere alla fusione con altra I.P.A.B. o a estinguerla. 
Tale ipotesi conduce inevitabilmente alla chiusura delle attività dell’Ente, al trasferimento della proprietà degli Immobili ad altro Ente esterno al ns. territorio per essere poi venduti, al trasferimento del personale di ruolo ed al licenziamento degli operatori con contratti di prestazione professionale.
Le risposte per il risanamento del bilancio dell’Ente non potevano venire sicuramente dal C.d.A..La natura delle attività assistenziali nei confronti di soggetti deboli della società quali sono gli anziani e disabili assistiti, affetti da gravi patologie invalidanti, e’ paragonabile a quella delle A.S.L. ma per le stesse i bilanci sono garantiti dalla Regione. 
L’assenza di un intervento organico della Regione, nel corso degli anni, per procedere ad una riforma del settore secondo le attuali esigenze dell’utenza debole ha condotto all’attuale situazione di difficolta’ degli Enti.

La Regione Siciliana, che ha di fatto amministrato l’IPAB di Paternò attraverso propri dipendenti nella qualità di Commissari o Presidenti (assumendo paradossalmente nello stesso tempo il ruolo di controllore e controllato), ha consentito da un canto l’indebitamento dell’Ente, autorizzando l’accensione di mutui per alimentare la spesa corrente con conseguenti onerosi ratei di ammortamento, nonché di pesanti scoperture di C.C. e dall’altro riducendo via via i finanziamenti a copertura dei disavanzi di cui alle note leggi 71/82 e 65/53. La Regione ad oggi è debitrice nei confronti dell’Ente di oltre € 300.000,00, dei quali € 240.000,00 ex L.382, con i quali si potrebbero corrispondere circa dieci mensilità di stipendio al personale. Queste somme non vengono erogate senza alcuna motivazione, nonostante le ripetute richieste di notizie in proposito. In via del tutto informale si mormora che la causa risiede nella non regolarità del D.U.R.C., cui anche gli Enti Pubblici sono soggetti. Se fosse così, ci si dovrebbe spiegare perchè lo stesso Dipartimento della Famiglia elargisce regolarmente gli stessi contributi di cui, anche, alla Legge 382 ai Comuni con D.U.R.C. non in regola, come al Comune di Paterno’, al Comune di Palermo ed altri, mentre li nega alle I.P.A.B..
La stessa pretesa, nell’anno 2015, della adozione da parte delle I.P.A.B. di “piani di risanamento” del deficit di bilancio, è stata bollata dalla pronuncia della Corte dei Conti del 12/02/2015 n.112/2015/PAR, con la quale statuisce che e’ di esclusivo carico dell’intervento regolatore del legislatore regionale la definizione dei presupposti necessari al perseguimento del pubblico interesse cui tali enti sono teleologicamente destinati e, in via subordinata a tale necessario preventivo accertamento, la regolamentazione dell’an e del quomodo di eventuali percorsi di risanamento”. Dell’accertamento di tali requisiti non si ha traccia, permanendo, quindi a carico della Regione l’obbligo di assicurare i servizi in atto espletati dalle I.P.A.B., assumendosene i relativi oneri.

Nè la Regione Siciliana ha mai contribuito a dirimere l’annosa questione del pagamento dell’integrazione sanitaria della retta di ricovero da parte dei Comuni per gli assistiti con patologie invalidanti di oltre il 74% , lasciando le singole I.P.A.B. ad affrontare lunghi ed onerosi contenziosi con i Comuni e di riflesso con le ASL. L’integrazione di tali rette avrebbe consentito, quanto meno, di adeguare l’importo delle rette stabilite 20 anni fa con decreto n.158 del 04/06/96. Eppure il detto decreto, oltre a stabilire per gli standards di Casa Protetta l’obbligo di avere personale medico ed infermieristico, testualmente stabilisce che: “in applicazione dell’art. 17 della legge regionale n. 22/86 e nel rispetto degli attuali indirizzi ministeriali per utenza parzialmente o non autosufficiente, quali gli anziani, tossicodipendenti, disabili, sofferenti mentali e dimessi dagli ospedali psichiatrici, occorre garantire all’interno dei servizi aperti e residenziali anche le prestazioni di natura e/o di rilievo sanitario i cui oneri vanno posti a carico del fondo sanitario regionale ovvero assicurate direttamente dalle Aziende U.S.L. di riferimento”. Di fatto i detti oneri per le prestazioni sanitarie sono stati sempre a carico delle I.P.A.B. senza che la Regione sia mai intervenuta per garantire il rispetto della norma.

Il Comune di Paternò, che per legge deve anticipare tali somme e poi chiedere il rimborso all’A.S.L., dovrebbe al nostro Ente la somma di oltre € 400.000,00 con la quale si potrebbero corrispondere circa altre tredici mensilità di stipendi al personale.
Non solo, ma data la natura del nostro Ente, allo stesso è stato riconosciuto dalla stessa Regione il pre- accreditamento per espletare il servizio di lungo-assistenza. La Regione non ha mai dato seguito alle procedure di la stipula delle relative convenzioni per l’attivazione del relativo servizio che avrebbe consentito il raddoppio delle entrate dell’Ente (retta giornaliera di € 80,00 in luogo delle attuali € 40,00).
Appare chiaro, quindi, che l’attuale strategia regionale mira a smantellare la rete delle strutture Pubbliche di assistenza quali sono le I.P.A.B., così come sta procedendo nello smantellamento delle Strutture ospedaliere pubbliche del territorio, favorendo, così, oggettivamente la permanenza e la proliferazione delle Strutture private.

Può questo Territorio sopportare ulteriori mutilazioni? Questa la domanda alla classe dirigente di questa Città”.