MINACCE AL DIFENSORE DI MARTINA PATTI CHE HA UCCISO LA FIGLIA ELENA. DOMANI L’AUTOPSIA SULLA BAMBINA

Insulti e auguri a subire le stesse sofferenze sono comparse sui social, rivolte all’avvocato Gabriele Celesti che assiste Martina Patti, la donna di 23 anni che ha ucciso la figlia di quasi 5, denunciando poi un rapimento. Lo denuncia il Consiglio dell’ordine degli avvocati (Coa) di Catania che parla di «inaccettabili minacce e aggressioni verbali» nei confronti del legale, ricordando che «il ruolo del penalista non è quello di difendere il reato, ma quello di tutelare, sempre, un principio sancito dalla nostra Costituzione».

«L’avvocato – osserva il Coa di Catania – costituisce un baluardo fondamentale delle libertà e dei diritti dei cittadini, perché tutti, ma proprio tutti, piaccia o non piaccia ad alcuni, hanno il diritto di essere difesi e di ricevere un giusto processo. E per difesa, ovviamente, non deve intendersi la difesa dell’azione criminale, ma quella tecnica».

Il Coa evidenzia come «ogni avvocato senta il peso delle responsabilità che derivano dall’assunzione di un incarico difensivo, ma ha la consapevolezza di svolgere una funzione essenziale ed irrinunciabile per qualsiasi stato di diritto». E sottolinea come «purtroppo, nell’opinione pubblica si assista sempre più frequentemente all’errata equiparazione dell’avvocato con il proprio assistito, e ciò è, evidentemente, frutto della errata percezione del ruolo e della funzione del Difensore, che opera a tutela e garanzia del proprio assistito e dell’intero sistema giustizia».

Per questa ragione – conclude il Coa – «l’Ordine degli avvocati di Catania è a fianco del collega oggetto di inaccettabili minacce e aggressioni verbali».

Domani sarà una giornata importante e che potrebbe svelare ulteriori particolari, utili all’indagine.

E’ previsa, infatti, nell’obitorio dell’ospedale Cannizzaro, l’autopsia sul corpo della bambina.

Sempre domani saranno eseguiti i rilievi dei carabinieri del Sis del comando provinciale di Catania nella casa di Martina Patti. Gli accertamenti serviranno a trovare il luogo del delitto: o nell’abitazione o nella campagna abbandonata dove la donna ha fatto trovare il cadavere della piccola. La bambina, secondo i carabinieri che indagano, sarebbe stata uccisa con un’arma da taglio, perché il corpo aveva ferite compatibili con un coltello da cucina. L’arma non è stata trovata.

«In un primo momento era fredda e distaccata, ma poi, all’esito della discovery di quello che era successo, ha avuto un cedimento e ha pianto». La donna «dopo le contestazioni mosse» ha «fatto qualche precisazione, ammettendo le proprie responsabilità e confermando alcuni elementi che poi sono stati riscontrati sul posto e dai primi rilievi scientifici e autoptici». Così il capitano dei carabinieri Salvatore Mancuso, del comando provinciale di Catania, parlando con i giornalisti a margine di un sopralluogo a Mascalucia nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Elena. «I punti da chiarire – ha aggiunto – sono il luogo del delitto e l’eventuale responsabilità di altre persone o nella commissione dell’omicidio o nell’occultamento del cadavere. Abbiamo fatto verifiche su tutti i familiari stretti, ma al momento non si sono evidenziate anomalie».

Si terrà, invece, venerdì mattina (e non domani come si era appreso in un primo momento) l’interrogatorio davanti al Gip di Catania di Martina Patti. Il Giudice per le indagini preliminare dovrà decidere sulla convalida del fermo della donna, che accusata di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere.