Né Dante, né Pacchiotto

95047.it Ma che ci vuole? Cos’è che rende il riposizionamento del busto di Dante dalle parti di piazza Santa Barbara così impossibile? E’ trascorso un anno esatto e, direte voi (ma ce lo diciamo anche noi), ci sono argomenti certamente più urgenti in città che rimettere un pezzo di ferro al proprio posto. Però, è proprio questo il punto: la via Crucis della nostra memoria prosegue anche perchè cancelliamo dalle nostre menti pigre quello che ci viene tolto. Dimentichiamo i luoghi stessi della nostra storia. Non vogliamo farne un caso di Stato: ma un po’ più di attenzione in un periodo storico nel quale si fa a gara a dire che “non c’è e non si fa cultura”, ce la saremmo aspettata.
Un anno dopo, quel busto – simbolo di cultura – non c’è ancora. “Lo rimetteremo al suo posto e lo ripuliremo: lo abbiamo sottratto ai vandali”, era stato detto dal palazzone comunale. Già, “era” stato detto.
Nel frattempo, qualcuno ci ha pure provato a risvegliare un pizzico d’orgoglio nei cuori della città. Un sussulto di identità: quel “Pacchiotto” messo lì qualche settimana dopo fu genio allo stato puro. Eppure, nulla. Il polso non ha risposto. Nè tra gli amministratori, né in città. Nè Dante, nè Pacchiotto, alla fine.

Ed il punto dolente è questo: la politica è così, perché noi presunti cittadini siamo così. Perché si cerca un rapporto personale col potere, non un trasparente legame con le istituzioni. Possiamo scandalizzarci. Possiamo lapidare il malcapitato di turno ma è la legge del gregge: l’importante è restare ad urlare magari dietro una tastiera salvo, poi, scambiare il favore clientelare o la garanzia della quotidianità per manna piovuta dal cielo.
Come se la sopravvivenza fosse un privilegio.