“Non esiste una maggioranza: esistono sudditi della maggioranza”

95047.it Il consigliere Alfredo Sciacca non le manda a dire. Esce allo scoperto dopo essere stato, di fatto, spodestato da capogruppo nel “triunvirato” di Percorso Popolare composto assieme a Turi Comis e Enrico Statelli. E le sue sono parole che, al di là della questione squisitamente politica, sono intrise di amarezza: “Ero uscito dal Partito Democratico per percorrere un percorso da indipendente. Mi sono ritrovato in un gruppo che non era di maggioranza ma sudditi della maggioranza: non vi è mai stato un dialogo. Serviamo solo per alzare la mano alle cose che interessano. Anche l’assessore di riferimento che abbiamo in giunta non è referente del gruppo ma della giunta stessa visto che a noi non è mai arrivata alcuna comunicazione, proposta o condivisione delle cose che si fanno”.

E poi, ovviamente, c’è da ritornare anche sulla questione delle questioni: quella del Bilancio. “Tengo a precisare che il motivo della mia assenza in Consiglio al momento del voto sull’approvazione del Bilancio è stato per motivi strettamente personali: un fatto che si conosceva già da tempo, da almeno un mese. Quattro giorni prima di domenica si è tenuta una riunione di maggioranza nella quale io, da capogruppo di Percorso Popolare, non sono stato invitato: servivo solo ad alzare la mano. Ad avere il mio ed il voto del mio gruppo. Serve, poi, che dica che è vergognoso che il Bilancio arrivi a fine novembre senza avere la possibilità di studiarlo? Impossibile svolgere il nostro ruolo. Una presa in giro”.

L’ultima considerazione è legata alle motivazione che hanno spinto Sciacca ad esternazioni che hanno un peso politico e morale comunque rilevante: solo perché è esplosa la questione del capogruppo? “Assolutamente no, anzi. Ho voluto dare fiducia sino all’ultimo a chi aveva promesso di cambiare la città ma ora il fallimento amministrativo è evidente. Personalmente, l’unica segreteria che conosco sono i miei elettori. Io, adesso, proseguirò ad essere indipendente: ma indipendente sul serio. Se vi saranno atti di fondamentale importanza per la città e che passeranno dal Consiglio, non mi tirerò indietro: ma su tutto il resto, non starò lì a fare un numero ed alzare la mano”.

5 Comments

  1. Carissimo cons. Sciacca il “baciare ” le mani non significava affatto quello Che lei ha voluto interpretare, non mi permetterei mai .Pero’ che lei oggi si trova a fare il cons. com. deve ringraziare Mangano non lo puo” negare .E sa perche’ gli elettori non lo voteranno ” per la sua incoerenza” non si puo’ tradire chi gli ha dato l’opportunita’ di sedere sugli scranni di palazzo Alessi

  2. signor PATERNESE DOC VISTO CHE SI AUTODEFINISCE COSI IL BACIARE LE MANI LASCIAMOLO FARE AD ALTRI AMBIENTI…….. CHE NON CONOSCO E CHE NON VOGLIO CONOSCERE MA CERCO DI INTERPRETARE IL SUO PENSIERO SE SI VUOLE RIFERIRE AD UNA FORMA DI GRATITUDINE POSSO ANCHE CAPIRE DEVE SAPERE CHE L HO FATTO PER BEN TRE ANNI E MEZZO CON COERENZA ED ONESTA’ COME CONTINUERO’ A FARLO FINO A FINE MANDATO E VISTO CHE LEI A POTERE DI DECIDERE SE SARO’ RIELETTO O MENO QUAL ORA MI RICANDIDEREI MI RIMETTO AL SUO VOLERE DISTINTI SALUTI

  3. Adesso tutti contro Mangano ,gli dovete baciare le mani se oggi siete consiglieri comunali .D’altronte non sarete più eletti hai voglia di curare gli elettori

    1. La tua considerazione é giusta, corretta, e non fa una piega. Purtroppo, complice la vigente legge elettorale-truffa sulle amministrative, che consente il voto disgiunto e dà più peso ai voti personali ottenuti dal candidato sindaco piuttosto che ai voti ottenuti dalla lista o dalla coalizione che lo sostiene, un candidato al consiglio che ottiene poco meno di 120 voti – come quello a cui l’articolo fa riferimento – viene eletto per il solo fatto che il candidato a sindaco di riferimento vince le elezioni, e una volta eletto poi si permette di fare la “voce grossa”.

      Tutto questo é un oltraggio alla democrazia, perché di fatto a Paternò siamo governati da una giunta sostenuta da una minoranza, che rappresenta (o rappresentava) una coalizione votata da poco più del 22% dei paternesi. Per cui a maggior ragione, sia il sindaco che la sua giunta che i 30 consiglieri comunali, devono dimettersi e andare a casa.

  4. Che non esiste più una maggioranza é evidente, il problema é che ciò nonostante continua ad essere in carica questa “giunta” piddiota. Se ne sarebbero dovuti andare a casa almeno dallo scorso anno, ed invece no, il “sindaco” ed il suo vice piuttosto che prendere atto del fatto che in consiglio non hanno più una maggioranza e rassegnare le dimissioni, continuano a raccattare consiglieri dall’opposizione per crearne una nuova, pur di rimanere incollati alle loro poltrone.

    Sete di potere e mancanza di cultura e dovere civico, non c’é altro modo per descrivere questo atteggiamento, che sia ben chiaro, appartiene ai politici in generale, di tutti i livelli e di tutti i partiti. Sta di fatto che loro sono assetati di potere, ma il malcontento dei cittadini cresce a dismisura e non a caso, dato che a causa delle loro beghe politiche vi é inevitabilmente un immobilismo amministrativo che si ripercuote su di loro, e nel caso specifico sta facendo sì che il declino di Paternò prosegua in modo inarrestabile, aggravandosi ulteriormente col passare del tempo.

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