Operazione della Guardia di Finanza

95047.it Nella mattinata odierna, su richiesta della Procura distrettuale di Catania, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto – in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del locale Tribunale – Catia Maria Caruso (classe ’82), Biagio Caruso (classe ‘91) e Giuseppe Guglielmino (classe ‘74), i primi due quali formali amministratori e l’ultimo quale amministratore di fatto della “Geo Ambiente S.r.l.”, società di Belpasso (CT) operante nella raccolta dei rifiuti.
Agli stessi è contestato il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, per aver distratto e occultato beni e denaro dalle casse della società.
Con il medesimo provvedimento è stata anche disposta nei confronti del commercialista Santo Ranno la temporanea sospensione dall’esercizio della funzione di “attestatore”, figura prevista dalla legge fallimentare.
In particolare quest’ultimo è accusato di aver falsamente attestato – nell’ambito della procedura per accedere al concordato preventivo – l’ammontare dei debiti tributari della società.
In esecuzione del medesimo provvedimento, le Fiamme Gialle stanno procedendo, in queste ore, al sequestro preventivo, nei confronti dei tre principali indagati, di 2,6 milioni di euro, pari all’ammontare delle somme che, secondo l’accusa, sarebbero state distratte.
La vicenda ha preso le mosse nel marzo 2014, con la dichiarazione da parte del Tribunale di Catania dello stato di insolvenza della società – oggi in amministrazione straordinaria – con debiti accertati per oltre 40 milioni di euro, di cui 31 nei confronti dell’Erario.
Le indagini – dirette dai Magistrati del gruppo per i “reati contro l’economia” della Procura Distrettuale di Catania e svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania in collaborazione con i consulenti tecnici nominati dall’Autorità Giudiziaria – hanno permesso di appurare che la società – per effetto delle ingenti perdite accumulate – non avrebbe dovuto più operare già dal 2008.
Numerose sono le operazioni effettuate a partire da tale anno che, in base agli accertamenti svolti, hanno contribuito ad aggravare lo stato di dissesto della società.
Fra esse, la distrazione di oltre 1,5 milioni di euro, formalmente giustificati quali pagamenti, avvenuti anche nei confronti del Guglielmino, amministratore di fatto della società sin dalla sua costituzione, per la fornitura di automezzi per la raccolta dei rifiuti, che sarebbero stati rottamati a breve distanza dall’acquisto.
Secondo l’accusa, si sarebbe trattato di una falsa rottamazione finalizzata, da un lato, a giustificare il mancato rinvenimento dei mezzi e, dall’altro, a motivare i pagamenti a fronte di acquisti in realtà mai avvenuti. A supporto di ciò vi sarebbe l’assenza di documentazione di dettaglio relativa ai predetti acquisti e alla rottamazione dei mezzi.
Emblematici sono poi i pagamenti per oltre 450.000 nei confronti della ditta individuale “Ital service” del Guglielmino, effettuati anch’essi nel 2008, anno in cui quest’ultima non era più attiva, avendo cessato l’attività l’anno precedente.
E ancora la corresponsione di oltre 300.000 euro sempre a favore del Guglielmino, privi di qualsivoglia giustificazione contabile. Anche gli oltre 200.000 euro da quest’ultimo percepiti negli anni dal 2010 al 2012, nella posizione dichiarata di “sorvegliante di cantiere” sono stati ritenuti comunque sproporzionati rispetto alla retribuzione prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro. A tali somme devono poi aggiungersi ulteriori 78 mila euro percepiti a titolo di una non meglio precisata consulenza che sarebbe stata prestata nel 2013.
In ordine al ruolo del Guglielmino quale amministratore di fatto della società, assai importanti appaiono i contenuti delle intercettazioni telefoniche svolte dai finanzieri dalle quali emerge come quest’ultimo avesse continuato ad occuparsi sistematicamente della gestione della “GEO Ambiente S.r.l.” anche dopo la nomina nel 2014 dell’amministratore straordinario.
Ai tre principali indagati è anche contestata l’irregolare tenuta delle scritture contabili che non ha reso possibile la puntuale ricostruzione del patrimonio e degli affari della società.