Paternò, caporalato e schiavitù: i racconti dell’orrore negli arresti dell’operazione Slave

95047.it Mogli e figli guardano uscire di casa il marito e il papà a lavorare nei campi quando ancora fuori è buio e tornare quando il sole è tramontato già da qualche ora. “Dalle 4 del mattino fino alle otto di sera” si legge nel faldone delle testimonianze raccolte dagli inquirenti.
Ma è solo una delle tante testimonianze nell’ambito dell’inchiesta Slave che qualche settimana fa ha portato all’arresto i componenti del gruppo criminale che gestiva il caporalato nei campi di Paternò. Ai vertici del gruppo di sfruttatori c’erano Rosario e Calogero Di Perna: padre e figlio che con “l’aiuto” degli altri indagati romeni reclutavano braccianti dalla Romania. Lavoravano nei campi di Paternò per un salario da fame. A loro, che erano costretti a vivere all’interno di casolari fatiscenti e container era chiesto anche il pagamento di un affitto. Pretese che se non fossero state accettate il rischio sarebbe stato punizioni violente o il ritorno forzato in Romania. Ed al vaglio degli inquirenti vi sono anche episodi legati allo sfruttamento della prostituzione.



IL RACCONTO DEGLI SCHIAVI.I capi gestiscono dai 30 ai 50 operai romeni e iniziano a prendere 100/150 euro a persona per il viaggio. L’estorsione è per ognuno di 300/400 euro solo per iniziare a lavorare. 5 euro a testa al giorno per essere accompagnati nei terreni per la raccolta. Poi addirittura prendono quasi il 50% dei soldi rimanenti.
Sono costretto ad abitare all’interno del container perchè non guadagno la somma necessaria per permettermi un altro tipo di abitazione. In quella in cui vivo manca la luce e l’acqua e quindi sono costretto a lavarmi solo due volte a settimana ed esattamente il lunedì ed il giovedì: io insieme agli altri due amici andiamo in un luogo pubblico per farci la doccia”.

VIOLENZA E MINACCE.Se qualcuno si ribella, viene subito preso a botte e immediatamente dopo messo di forza sui furgoni e rimandato in Romania in quanto gli stessi hanno paura che vengono denunciati ai carabinieri e quindi rischiano di finire in galera. Purtroppo non abbiamo la possibilità di andare altrove ad abitare perché le somme che vengono date bastano soltanto per poter mangiare, ed anche male, e mandare qualche soldo alle famiglie rimaste in Romania. Alla fine siamo costretti a subire tali azioni criminali ed abitare in situazioni igienicamente pessime”.

C’è, poi, un episodio di violenza dal quale parte tutto. Vi riportiamo la denuncia integrale da dove sono scattate le indagini.
PICCHIATO A SANGUE: LA DENUNCIA RESA AI CARABINIERI IL 24.09.2013. “In data odierna alle ore 18:00 circa, mi venivano a trovare in casa al mio indirizzo due connazionali a me noti, e dopo esserci salutati ci accomodavamo nel vano cucina e mentre mi realizzavo le sigarette, uno dei soggetti ovvero il GHEORGHE Grigore mi proferiva queste testuali parole “sai chi sono io, io sono Gheorghe Grigore”attirando la mia attenzione mentre l’altro mi colpiva da dietro con un pugno al volto, cosi mi giravo e lo agguantavo al bavero, riconoscendolo in BORZASI Florin, il quale cercava di liberarsi dalla mia presa mentre il GHEORGHE Grigore mi colpiva ripetutamente facendomi perdere quasi coscienza, stringendomi in un angolo, quando accortomi che GHEORGHE Grigore brandiva un bastone in legno, ho spinto con violenza il BORZASI Florin, divincolatomi dai loro colpi fuggivo in strada su via dei Pioppi laddove chiedevo aiuto ad un passante, a me sconosciuto, che contattava i Carabinieri. Successivamente alla mia fuga, dopo una decina di minuti circa, notavo uscire dal mio appartamento solo il GHEORGHE Grigore, che saliva a bordo di un’autovettura targata AZxxxxxxx, parcata su via dei Pioppi, per raggiungere i complici che nel frattempo si allontanavano sulla via principale che interseca la predetta via urbana, denominata Via Arti e Mestieri, del Comune di Paternò. Nella fuga riconoscevo una terza persona ovvero tale BORZASI Stefan. Faccio presente altresì che i due aggressori mi derubavano della somma di euro 400,00 dal mio borsello. Dei fatti è testimone il mio connazionale CHERTIC Daniel Costel, che nella circostanza si trovava al secondo piano e udendo i colpi e le urla si precipitava giù in mio aiuto”.