Qè, lettera al Prefetto: “Viviamo come esiliati”

95047.it Riflettori ancora accesi sulla vertenza Qè. Nulla si è sbloccato. Di seguito, la lettera inviata al Prefetto dalla dipendente e rappresentante sindacale Valentina Borzì. 

“Illustrissimo Prefetto dottoressa Maria Guia Federico, sono Valentina Borzi’, lavoratrice del call center Qè di Paternò (CT).
Com’è ben noto, 600 famiglie rischiano il posto di lavoro: una situazione debitoria fuori dal normale, un buco di 6,5 milioni di euro, una proprietà per niente cristallina, l’ennesimo caso di mala gestione.

Rimasti nel limbo, senza stipendi e senza ammortizzatori sociali, ci definiamo “lavoratori senza lavoro”.
Essere lavoratori senza lavoro, come nel nostro caso, significa non avere i soldi per comprare beni di prima necessità;
significa non avere i soldi per compare delle medicine in caso di necessità negando così il diritto alla salute; significa non poter comprare i libri di scuola ai propri figli; significa non poter pagare tasse universitarie, bollette, assicurazioni, mutui ed affitti, finanziarie e cessioni del quinto;
SIGNIFICA VIVERE NELLA MISERIA.
I dipendenti del QÉ vivono da 6 mesi come esiliati.

E intanto sale a 38 il numero dei dipendenti costretti a dare le dimissioni per giusta causa per attingere alla Naspi; da sommare alle dimissioni di massa di quasi la totalità dei collaboratori a progetto.
Non c’è più tempo da perdere.
Siamo al collasso economico.
Le nostre battaglie le abbiamo fatte.

Un suo intervento può anticipare tutti i tempi burocratici, personalmente in nome di tutti i colleghi, grazie”.