RIPOSTO. ERGASTOLANO IN PERMESSO UCCIDE DUE DONNE E SI SUICIDA, FERMATO UN UOMO

Una persona è stata arrestata per l’omicidio di Melina Marino, la donna di 48 anni trovata morta sabato mattina nei pressi del porto di Riposto. Il fermato è il pregiudicato 55enne Luciano Valvo. È indicato dagli inquirenti come l’uomo che ha accompagnato Salvatore La Motta nel luogo dell’assassinio. I due uomini avrebbero raggiunto la vittima, intorno alle 8.30, a bordo di una Volkswagen Golf nera. Marino si sarebbe trovato dentro la propria auto, una Suzuky Ignis, quando La Motta le ha sparato un colpo di pistola calibro 38 in testa uccidendola.

A riprendere l’arrivo del primo mezzo è stata una telecamera di sorveglianza di un rifornimento lungo via Duca del Mare. Novanta minuti dopo la dinamica è quasi la stessa. A un chilometro di distanza dal porto, all’angolo con via Roma, la 50enne Santa Castorina scende dalla sua Fiat Panda e viene raggiunta da un colpo al volto. Inutile l’arrivo del personale del 118.

Le indagini sono ancora aperte perché resta da capire il movente del duplice omicidio. Ed è mentre che gli inquirenti sospettano del 63enne Salvatore La Motta che quest’ultimo si presenta davanti la caserma dei carabinieri. L’uomo sembrava volesse arrendersi e costituirsi salvo poi uccidersi puntandosi la pistola e sparando. La Motta è sarebbe, secondo quanto ricostruito fino ad ora, la persona che ha ucciso la prima donna, con la quale avrebbe avuto una relazione. Il collegamento con l’uccisione di Santa Castorina non è ancora chiaro.

Salvatore Turi La Motta era un volto noto a Riposto. Era stato condannato all’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso, ed era accusato degli omicidi di Campo Leonardo e Torre Cosimo. Fatti per i quali La Motta aveva rimediato una condanna all’ergastolo diventata definitiva nel 2000. Era in licenza premio e in serata sarebbe dovuto rientrare nel carcere di Augusta, nel Siracusano, dove era detenuto in regime di semi libertà. Il 63enne, inoltre, è fratello di Benedetto Benito La Motta. Identificato dagli inquirenti come il rappresentante della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola nel territorio di Riposto. Due anni fa all’uomo è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere in un’inchiesta che ha messo sotto la lente d’ingrandimento anche il ruolo della moglie all’interno del clan. Undici mesi fa La Motta, invece, è stato condannato in primo grado a 30 anni per essere il mandante di u omicidio avvenuto nel 2016m

Intanto Valvo, bloccato mentre stava abbandonando la propria abitazione, nel corso dell’interrogatorio del pubblico ministero, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ora è in carcere.