Tutta colpa di Zeus: la pioggia inonda la città di Paternò

95047.it Acqua ovunque. Le strade trasformate in un fiume in piena. Macchine in panne e abitazioni allagate. Questo lo scenario che si presenta ai nostri occhi ogni qualvolta la pioggia decide di bagnare la terra.
La nostra cultura fatalista, ci offre diverse vie di fuga. Tutta colpa di Zeus; ormai la pioggia non è quella di una volta; l’ozono e il suo buco misterioso; i cinesi; la CIA e il governo ladro. In questi casi tutto è buono per sviare l’investigatore dalla scena del delitto. Questioni antropologiche. Forse è venuto il momento di uscire da questo equivoco che ci lascia impotenti davanti ad eventi “celesti”, creati da una natura dispettosa che si diverte a ricordarci il diluvio universale e alle sue nefaste conseguenze. Questa non è la sede per esporre un trattato sulla meteorologia né tanto meno ne sarei capace. Forse è però l’occasione per riflettere su alcune questioni che riguardano il rapporto tra causa ed effetto relativamente alle catastrofi che subiamo sempre più spesso.

Cominciamo con il dire – che grazie all’espansione edilizia, alla cementificazione o meglio alla sottrazione di suolo permeabile (campagne, parchi, sistemi naturali ecc.), al fine di realizzare spazi impermeabili (strade, case, industrie, ecc.) – siamo riusciti a diminuire la capacità di assorbimento della terra. In pratica una volta una certa quantità di pioggia era assorbita da una superficie ampia, adesso la stessa quantità di acqua deve essere accolta da uno spazio minore. In pratica è come se ad una spugna chiediamo di assorbire l’acqua del mare. Si intuisce che questo non è possibile e il risultato è che la città, il nostro territorio non riesce più a reggere. Inoltre, mentre una volta la pioggia veniva assorbita dalla stessa terra che bagnava; adesso la canalizziamo in tubazioni inadeguate, che scaricano la massa d’acqua in luoghi precisi (vedi piazze e strade allagate) e il risultato è che la velocità del flusso nelle tubazioni aumenta in maniera esponenziale (vedi tombini che saltano). Per farla breve, un semplice problema di idraulica perfettamente prevedibile e governabile se ci avessimo pensato prima. Mi dispiace deludere il lettore che si aspettava che fosse tutta colpa di Zeus.

SOLUZIONI. Avviare una seria politica d’incentivazione per rendere permeabili le superfici urbane con più spazi a verde, sia per i luoghi pubblici che privati. Pensate a piazza Indipendenza – che oltre a essere privata di superficie a verde con alberi che ombreggiano e rendono più fresca l’aria (migliorando il microclima, abbassando il CO2 e rendendo felici i suoi fruitori) – è provvista di pochi dispositivi smaltire le acque piovane, introducendo solettoni di cemento armato a perpetuo sigillo della terra.
In molti comuni d’Italia e nel mondo si premia chi destina una parte della propria area edificabile a verde per contribuire alla mitigazione del dissesto idrogeologico e all’aumento della temperatura urbana.
Qualcuno pensa che questi problemi siano di competenza esclusiva di Obama e del Papa (vedi le recenti dichiarazioni di entrambi). Qualcuno pensa che questi problemi siano di competenza dei grandi della Terra e degli scienziati. Sbaglia. Questi sono problemi che vanno affrontati alle diverse scale: da quella planetaria a quella locale. Noi dobbiamo fare qualcosa.
In molti paesi le piazze, i luoghi pubblici, le aree condominiali vengono trasformati in orti e giardini (a qualcuno pare tutto buffo e di moda) proprio per rendere permeabili sempre più superfici. Piantare un albero, un orto, un frutteto è un atto di civiltà e un modo per preservare questa terra dai processi di desertificazione ed erosione. A partire dai nostri cortili, dalle nostre piazze, dalle nostre vie. Il progetto di trasformazione dello spazio pubblico e privato non può prescindere da questo paradigma. L’architettura e l’urbanistica si muovono in questa direzione e se ci mettiamo l’impegno a potenziare la mobilità pubblica possiamo diminuire i rischi di inondare le nostre città dopo un acquazzone (sempre più tropicale).

Per fare questo, però, non possiamo dare sempre la colpa a Zeus. Forse dovremmo rivedere il concetto di uso o abuso del suolo. Difendere il verde agricolo e preservarlo non è un esercizio romantico né tantomeno un tentativo di limitare l’azione trasformatrice dell’uomo (ove fosse necessario) ma il grido di allarme di un territorio che chiede di assecondare la natura come hanno saputo fare con saggezza i nostri contadini, i nostri artigiani, i nostri avi. Qualche volta mi chiedo come può una città come Paternò che ha vissuto con la campagna aver dimenticato la sua esistenza e cancellato le sue tracce dentro la sua parte costruita? Piantare un albero in una piazza e circondarlo da terra permeabile sembra una romanticheria, poco pratica e molto teorica ma la meteorologia dice diversamente.

Forse è solo colpa dell’uomo disattento (e troppo pratico) e non di Zeus. La politica faccia la sua parte aprendo un tavolo sulla sicurezza ambientale e sul cambiamento climatico per definire strategie operative di mitigazione invece di imprecare il cielo.

Credits photo: [Archivio Mazzamuto, fonte paternogenius]

7 Comments

  1. Bla Bla Bla……
    Quanto parlare attorno ad un grosso problema con una soluzione semplice semplice…
    Il sistema fognario DEVE evolversi assieme alla città.
    La città cresce? Anche il sistema fognario dovrebbe……

  2. scusate e permettetemi di dire ma lo sapete che per fare quello che la gente pensa ed esprime semplicemente come soluzione è troppo facile. la GENTE non sa che per iniziare intanto a pensare ad una soluzione politica gestionale ci vogliono prima di tutto consulenze interne ed esterne poi tanti soldi a disposizione poi tanti amici con cui decidere la soluzione. poi qualche piccolo danno strutturale qualche ferito e se c è anche qualcosa di più. poi forse? ??????

  3. Certo la cementificazione delle aree rende più impermeabile il suolo, ma se negli anni addietro le opere fognarie fossero state realizzate a “regola d’arte” e con la logica del “buon padre di famiglia” non avremmo avuto i cantieri appaltati con la realizzazione di condotte a monte lasciando a valle le vecchie aventi sezioni minori, quindi nuove condotte più grandi strozzate a valle con le conseguenze che ci possiamo immaginare. Oltre chiaramente la manutenzione di tutte le caditoie: ma non era compito dell’AMA?

  4. Il vero motivo che è poi quello più elementare sta nel fatto che il paese non ha caditoie fognarie efficienti e… i tombini mancano oramai quasi dappertutto…. e quei coxxxxxx di paternesi che pagano spazzatura e fognatura… per non avere nessuna efficienza in caso di temporali…..che ormai sembrano alluvioni…….Pensate piuttosto ad approntare un piano regolatore a norma anziché sprecare i contributi dei cittadini in progetti inutili ed esteticamente discutibili… altro che Zeus…

  5. Purtroppo il problema non è risolvibile con una semplice, seppur doverosa, pulizia delle caditoie. Se saltano le botole dei pozzetti della fognatura vuol dire che la stessa non è in grado di accogliere altra pioggia. Ha ragione Francesco il problema sta nella cementificazione che non permette all’acqua piovana di essere assorbita ma la convoglia troppo velocemente in un centro storico dove servirebbero gallerie e non normali condutture fognarie

  6. Per non vedere la strade trasformate in fiumi, un grande aiuto lo darebbero le caditoie fognarie efficienti. Purtroppo di funzionanti ne saranno rimaste solo il 5%. ancora moltissime devono essere liberate dalla cenere vulcanica di qualche anno addietro.
    manutenzione=prevenzione: purtropo assente!

  7. Già, belle parole complimenti! Chi scrive però non è tanto lontano da quella politica citata. Purtroppo è sempre colpa degli altri…
    Il tempo delle chiacchiere è finito caro Finocchiaro, adesso bisogna agire senza l’impaccio di queste chiacchiere politicanti da quattro soldi!
    Basterebbe soltanto che ognuno di noi iniziasse a fare la sua parte

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