Una storia di talento paternese: quella del pittore Giovanni Verna

95047.it Giovanni Verna tra i grandi della pittura contemporanea assieme a Piero Guccione, Remo Brindisi, Mario Sironi, Fausto Pirandello, Duccio Berti e Enzo Indaco, questi per citarne solo alcuni. Artisti la cui notorietà e rinomanza a livello nazionale sono stati ospiti della Galleria d’arte moderna, un tempo struttura prestigiosa che arricchiva il popolare quartiere Ardizzone. Artisti che hanno lasciato a Paternò la loro testimonianza, regalando alla galleria una loro opera. Dopo anni (di oscurantismo) riapre a Paternò, nei locali dell’ex pretura di via Roma 28, la nuova galleria d’arte moderna, riportando alla luce le preziose opere. Nel centenario della nascita (1 dicembre 1915) Paternò rende omaggio a Giovanni Verna, il pittore amato anche dai francesi. Di lui, molto ha scritto Barbaro Conti il quale era anche un suo ammiratore, inserendolo nella preziosa enciclopedia universale, menzionandolo su “Umili e illustri penne e pennelli”. Anche Nino Caserta Librizzi lo ricorda scrivendo: “L’arte di Giovanni Verna rimane come l’espressione più sincera e spontanea di un mondo realistico che si manifesta in tutta la sua purezza, ingenuità e semplicità dove il colore ha sempre il sopravvento sul disegno trasporta la sua pittura l’osservatore in un’atmosfera di sogno. La pittura del Verna rivela la costante di una personalità artistica forte e sincera perchè forgiata su toni di schietta poesia e di rilevante forza morale”.
Sulla Gazzetta Rossazzurra, non si sono mai spente le luci su Giovanni Verna anche dopo la sua scomparsa il 22 dicembre del 1998. Il ricordo di un suo allievo Franco Nicolosi: “Gli sono stato vicino sin da quando ero ragazzino, il ricordo più bello? Quando fummo richiesti a Bronte, per restaurare l’antica chiesa di San Vito, dove una volta vivevano i frati monaci. Fummo chiamati per il restauro, bisognava arricchire le pareti con nuovi dipinti, aggiungendo altri personaggi. Così il padre guardiano volle farsi ritrarre, e Giovanni Verna lo immortalandolo per sempre come in una fotografia”.

Quando si nasce in periodi di guerra e magari orfani di padre, e se la madre per vari motivi, lascia il pargolo ad altri per accudirlo, come si cresce? Inevitabilmente a quest’uomo mancano due elementi fondamentali. Un padre che ti illumina e guida nella vita, e la madre, che nei momenti bui, ti stringe al seno e ti rivela l’amore. Giovanni Verna è nato il primo dicembre del 1915, rimase orfano prima che nascesse, perchè il padre morì in guerra sul fronte del Carso. La madre risposata lasciò il figlio ai nonni. In questi casi, la vita che avanza non è mai bella. Da piccolo giocava nel vecchio quartiere dei Falconieri, ma il gioco finì presto, zio Paolo lo portò con sè al lavoro. La vita dei campi lo accolse a braccia aperte. Ad inizio del secolo scorso, la vita era dura per tutti, sopratutto quando ci si doveva risollevare da una guerra mondiale. “Quante ceste e panieri pesanti, portò sulle tenere spalle – racconta con rispetto il figlio Salvatore – ma quando gli toccava quel po di riposo, già allora con i carboni spenti, disegnava sui muri delle case di campagna”. Ritrovò nell’aperta campagna incontaminata, nei silenzi, nei colori, nel fischio del vento, nell’afa e nei tramonti infocati, quell’amore di cui l’uomo ha bisogno nella crescita. Ritrovò l’amore per crescere bene, quell’amore che Dio dona a tutti i suoi figli, uomini di buona volontà. Non potrà mai dire, più cresco più assomiglio a mio padre, perchè non lo ha conosciuto.

L'artista paternese Giovanni Verna
L’artista paternese Giovanni Verna

Forse non lo ha mai pensato, ma Giovannino Verna, più cresceva, più dipingeva bene e più assomigliava al Creatore. Si sposò con Carmela Alecci, quando aveva ventiquattro anni. Divenne padre di cinque figli, Salvatore, Consolato, Pina, Franco e Maria Grazia. Quello a cui preferiva affidare i compiti di famiglia era il grande, appunto Salvatore. “Io ero uno studente lavoratore, a me affidava certi compiti di lavoro, quando lui ha superato i quaranta anni, anch’io ero grandicello e potevo fare da guida ai miei fratelli. Lui voleva stare libero, andava in campagna, dove traeva le sue maggiori aspirazioni. Con la vendita dei quadri sosteneva una famiglia numerosa. L’arte di mio papà ha origini di grande semplicità conosceva le tecniche ma essenzialmente era un autodidatta. Partecipò al cenacolo degli artisti, sotto la guida di altri pittori suoi maestri quali Spoto, Salvatore Palumbo e del ritrattista catanese Emanuele Di Giovanni. Negli anni 50 frequentò la scuola di nudo a Marsiglia, ma la sua maggiore aspirazione rimase il naturale talento per il ritratto e i paesaggi agresti e urbani”.

E’ la città di Catania, per prima a donargli un gran tributo d’onore, poi Napoli ed infine la capitale della moda Milano. La sua fama valica le Alpi, arriva in Francia e Germania. Riceve molte onorificenze persino la Fondazione Poeti, Scrittori, Pittori e Giornalisti dell’Istituto superiore internazionale di studi umanistici gli conferiscono il titolo di Maestro d’Arte H.C. Il maggiore premio è sicuramente l’Oscar di Montecarlo. Malgrado tutto, non è il tipo che si monta la testa, continua a lavorare con umiltà nel suo laboratorio di via Siracusa a Paternò. Mentre salgano le quotazioni dei suoi lavori, sono molti i professionisti paternesi che intuiscono nei suoi quadri, un bene di rifugio e in molti fanno a gara per accaparrarsi le sue tele. “Oggi sono io a custodire molti suoi lavori – confida il figlio – ma sarebbe stato bello, se la sua città gli dedicasse un luogo dove chiunque potrebbe vedere i quadri di mio papà.” Lei sarebbe disponibile a farli vedere al pubblico? “Se il Comune mi chiedesse di fare un’antologica, sarei disponibile”. L’occasione è finalmente arrivata. Il sindaco Mauro Mangano in occasione del ricordo della scomparsa del pittore (il 20 dicembre 2013), lo aveva promesso, non si sarebbe scordato di Giovanni Verna. E Verna sarà ospite nella Galleria d’arte moderna nei prossimi giorni. Resta il rammarico, che non si sia potuto realizzare un museo civico della nostra storia. Dove si possono raccogliere le memorie della città e farle diventare storia. Promuovendo la cultura del passato, del sapere locale valorizzando le risorse immateriali si può entrare nel futuro.

3 Comments

  1. Sono un allievo di Giovanni Verna, mi chiamo Salvatore Chiara, ci siamo conosciuti nel 1953 e mi prese con sè come aiutante pur non avendo le basi per fare questo lavoro. Ma la sua bontà e la sua generosità videro più lungo, al punto tale che, oltre a rimanere amici e colleghi per molti anni, ho intrapreso la stessa strada con passione e successo. Abbiamo restaurato nel 1962 insieme al professor Guglielmino la Chiesa Madre di Augusta, cittá dove ho fatto la mia carriera e ho cresciuto i miei figli. Il ricordo per Giovanni Verna è caro e struggente per i periodi e l’epoca meravigliosi che sono gli anni 60. Il tempo è tiranno e opacizza tutto, ma i ricordi a volte sono più forti e l’emozione e l’orgoglio di aver conosciuto una persona così speciale rimangono intatti.
    Salvatore Chiara, paternese di Via Sciarelle 135, “Turi Chiara”.

  2. Ho conosciuto giovanni verna quando ero bambino uomo di grande talento non torneranno uomini importanti come giovanni ciao amico mio

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