UNIONE ARTIGIANI, L’ALLARME DEI PANETTIERI: DOPO LA GUERRA LA FARINA COSTA IL 40% IN PIÙ. «LAVORIAMO IN PERDITA PER NON CHIUDERE»

“A 10 giorni dall’inizio del conflitto i costi delle farine di grano tenero provenienti dall’Ucraina, il granaio dell’Europa, sono cresciuti del 40/50 per cento”. Così afferma Stefano Fugazza, presidente di Unione Artigiani, lanciando un allarme per quanto riguarda l’aumento dei costi del grano in Italia al seguito della guerra tra Russia e Ucraina. “Non possiamo scaricare questi aumenti in un colpo sul prezzo del pane – spiega Fugazza -.

Si lavora in perdita per mantenere il rapporto con i clienti. Ma fino a quando noi panettieri potremo reggere? Il caro energia ci ha già messo in ginocchio. Ci sono decine di panetterie a rischio chiusura”. “La situazione – aggiunge Fugazza – è destinata a peggiorare. L’intera filiera del pane è ad un passo dal baratro. Da tempo sono impazziti anche i valori di burro, lieviti, olio, marmellate, cioccolato.

Fra poco mancheranno i fertilizzanti che arrivano dall’Ucraina per i campi di mais, i coltivatori sono già alle prese con il caro gasolio agricolo, aggiungiamoci i costi dei trasporti oramai più che raddoppiati, le bollette per i forni con il gas che entro l’estate secondo le stime cresceranno di quali il 150 per cento, i problemi dei cambiamenti climatici.

Non possiamo pure escludere che qualche produttore italiano di grano sarà tentato di mantenere i suoi silos pieni per massimizzare i guadagni. E ora l’ultima mazzata”. Gli aumenti? “Sono inevitabili ma temiamo che dal caro pane si scateni la corsa dell’inflazione”. Secondo i dati della Camera di Commercio – elaborati dall’Ufficio Studi di Unione Artigiani prima dello scoppio del conflitto – in dieci anni nell’area metropolitana di Milano le panetterie artigiane sono aumentate del 30 per cento, mentre le rivendite di pane sono calate del 17 per cento.

“Siamo convinti che non si rinuncerà al pane di qualità artigiana – afferma il Segretario Generale di Unione Artigiani Marco Accornero – ma quanto sarà disposto a pagare il cliente medio? Serve un intervento sull’intera filiera, altrimenti fra poco troveremo il pane solo nella grande distribuzione”.