VIOLENZE E TORTURE SUI DETENUTI NEL CARCERE BECCARIA DI MILANO: ARRESTATI 13 AGENTI DELLA POLIZIA PENITENZIARIA, ALTRI 8 SOSPESI

Un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, 12 dei quali tuttora in servizio presso l’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano, nonché la misura della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori 8, anch’essi tutti in servizio, all’epoca dei fatti, è stata eseguita da parte della Polizia di Stato e della Penitenziaria.

I reati a vario titolo contestati dalla Procura sono maltrattamenti, concorso in tortura, e una tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto.

“Le violenze perpetrate” all’interno del carcere Beccaria “corrispondono esattamente a una pratica reiterata e sistematica (…) che connota la condotta ordinaria degli agenti che vogliono stabilire le regole di civile convivenza (…) ed imporle picchiando, aggredendo e offendendo i minorenni detenuti”.

Lo scrive il gip di Milano Stefania Donadeo nell’ordinanza che ha portato agli arresti 13 agenti di polizia penitenziaria dell’istituto e alla sospensione di 8. Il giudice parla di un “sistema consolidato” che ha determinato “un clima infernale” verso i giovani.

Tra i reati contestati a vario titolo dalla Procura della Repubblica di Milano c’è anche quello di tentata violenza sessuale, secondo le prime informazioni per un singolo caso. In un comunicato dell’autorità giudiziaria si precisa infatti la contestazione di “una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto”.

L’indagine, partita da alcune segnalazioni pervenute all’autorità giudiziaria anche attraverso il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, è stata sviluppata attraverso “servizi tecnici di intercettazione e acquisizione di telecamere interne all’istituto”, che hanno permesso di raccogliere indizi di reato per svariati episodi di violenza e prevaricazione ai danni dei minori detenuti.

“I reati a vario titolo contestati dalla Procura della Repubblica di Milano e positivamente vagliati dal gip in relazione alle condotte degli agenti, riscontrate – si legge in una nota – a partire almeno dal 2022 ad oggi e reiterate nel tempo nei confronti di diversi detenuti di età minore, sono quelli di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall’abuso di potere del p.u. nonché dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico ed infine una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto”.

“Su quello che è successo al carcere minorile Beccaria di Milano non posso ancora esprimere giudizi precisi. Però un giudizio più generico lo esprimo, cioè che il Beccaria é stato abbandonato per anni e anni, senza una direzione”. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, commentando l’inchiesta su torture e violenze nel penitenziario minorile a margine dell’evento con i sindaci della Pianura padana per la Giornata della Terra. “Per cui é chiaro che certe cose possono succedere.

Possono, ma non dovrebbero. Vedremo cosa uscirà da questa indagine”, ha concluso.

C’era un “ufficio” di un agente in particolare “in cui sono avvenuti parte di questi fatti” e poi, quando al Beccaria “ci sono stati lavori di ristrutturazione”, sono state “individuate altre celle, definite dai ragazzi di isolamento, celle prive di telecamere” dove avvenivano le presunte torture e i pestaggi. Lo ha spiegato il pm di Milano Rosaria Stagnaro nella conferenza stampa.

L’aggiunto Letizia Mannella ha spiegato che gli agenti avrebbero usato anche “sacchetti tipo di sabbia per picchiarli, perché non lasciassero tracce. C’era un clima invivibile – ha detto -.

I ragazzi sapevano che in qualsiasi momento potevano essere picchiati e che non potevano denunciare perché le circostanze sarebbero state insabbiate”. Ventuno gli agenti destinatari dell’ordinanza su “una cinquantina”, come spiegato dal procuratore Marcello Viola, che lavorano nella struttura. Viola ha detto anche che un comandante della Polizia penitenziaria del Beccaria è destinatario della misura per l’accusa di falso.

C’è anche una “ritorsione”, andata avanti per “una sera e per tutto il giorno successivo” con una “sequenza di violenze” da parte degli agenti, tra i fatti contestati nell’inchiesta per presunte torture, maltrattamenti, lesioni e falso a carico, a vario titolo, di 21 agenti della Polizia penitenziaria che erano in servizio nel carcere minorile Beccaria di Milano. Lo hanno spiegato il procuratore di Milano Marcello Viola, l’aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena nella conferenza stampa, a cui ha preso parte, tra gli altri, anche il capo della Squadra mobile milanese Alfonso Iadevaia.

La “ritorsione”, come chiarito dagli inquirenti, sarebbe scattata dopo una presunta tentata violenza sessuale ai danni di un detenuto minorenne. “Da quel tentativo di contatto – ha chiarito il pm Stagnaro – è seguita un’aggressione, come risposta, nei confronti dell’agente e poi il primo ragazzo e un altro in cella con lui sono stati aggrediti dagli agenti come ritorsione”.

Il tutto con una “sequenza di violenze”. Si è trattato, ha aggiunto Vassena, di “uno degli episodi più violenti, andato avanti sia la sera del fatto che il giorno successivo”. E di “uno dei casi segnalati” dal dipartimento della giustizia minorile e che ha portato, poi, al trasferimento in un altro penitenziario di un ragazzo.

Il pm Vassena ha spiegato che le presunte violenze degli agenti avvenivano con questo “schema”: prima c’era un “fattore scatenante, ossia un comportamento arrogante da parte di un ragazzo, a cui seguiva una reazione di inaudita violenza e ad agire in quei casi era un numero notevole di aggressori, spesso anche agenti non in servizio che arrivavano in ausilio degli altri”.

Le condotte contestate vanno “dal 2022 a poco tempo fa”, ha spiegato ancora il procuratore Viola.

“Numerosi” sono stati i ragazzi, tempo fa “ristretti al Beccaria”, che hanno messo a verbale le presunte violenze all’interno dell’istituto di pena minorile. “Ciò che ha colpito – ha detto ancora l’aggiunto Mannella – è il disappunto mostrato dagli indagati, perché i loro superiori cercavano di avere spiegazioni, mentre i primi ritenevano giustificato ed educativo il metodo”.

E Vassena ancora: “Ciò che rileva sono le modalità dei pestaggi con uso di bastoni e coi ragazzi che venivano ammanettati e le manette messe dietro, così che, come hanno raccontato loro stessi, non potevano difendersi”. Il pm ha chiarito anche che, poi, “i segni sul volto erano particolarmente visibili” e che “i ragazzi hanno parlato pure di notti insonni e di conseguenze fisiche”.

Una delle vittime delle presunte violenze è uno dei sette ragazzi che erano evasi dal Beccaria lo scorso Natale. “C’è da interrogarsi – ha detto il procuratore Viola – se su quelle evasioni non abbiano influito le condotte accertate, ma siamo al momento nel campo delle ipotesi”.

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