PROCURA DI PALERMO: CHIUSE LE INDAGINI SU GALVAGNO, ACCUSATO DI CORRUZIONE E PECULATO. AUTO BLU USATA PER SPESE PERSONALI: 60 VIAGGI SOTTO INCHIESTA

PALERMO – Nessun rinvio, nessuna pausa estiva per l’inchiesta che scuote l’Assemblea Regionale Siciliana. La Procura di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a sette persone, tra cui il presidente dell’ARS, Gaetano Galvagno, accusato di corruzione e peculato. Al centro dell’inchiesta, non solo presunti favoritismi e incarichi pilotati, ma soprattutto l’uso improprio dell’auto di servizio – l’Audi A6 istituzionale – trasformata, secondo gli inquirenti, in una sorta di mezzo privato a disposizione di amici e familiari.

L’inchiesta, nata dallo scandalo legato alla mostra della Regione Siciliana al Festival di Cannes nel 2023, ha svelato un presunto sistema di potere costruito attorno alla figura del presidente. Ma è l’auto blu a catalizzare l’attenzione dei magistrati: secondo la Guardia di Finanza, il veicolo sarebbe stato usato almeno 60 volte per scopi del tutto estranei alle funzioni istituzionali.

Auto blu per fiori, aeroporti e visite mediche

Nel dettaglio, l’Audi A6 presidenziale avrebbe accompagnato persone non autorizzate per acquisti personali – come bevande e mazzi di fiori – visite mediche, passaggi in aeroporto, e addirittura commissioni su richiesta di amici e parenti. Il tutto documentato tra il 2023 e il dicembre 2024. La ricostruzione della Procura configura un uso sistematico e spregiudicato del mezzo pubblico, che ha portato alla contestazione del reato di peculato.

Tra i passeggeri abituali figurano la ex portavoce Sabrina De Capitani e il segretario particolare Giuseppe Cinquemani, entrambi indagati, ma anche figure esterne all’apparato istituzionale: amici, conoscenti e manager, tra cui l’ex assessora catanese Valentina Scialfa. A bordo, in almeno due occasioni, anche l’europarlamentare Ruggero Razza, che però non risulta indagato.

Particolare attenzione è stata rivolta all’impiego dell’auto per spostamenti di membri della famiglia Galvagno. Tra i passeggeri risultano la sorella Giorgia, e altri congiunti – tutti estranei all’inchiesta – che avrebbero usufruito del mezzo in più circostanze. Tuttavia, proprio Giorgia Galvagno compare in un passaggio chiave dell’indagine: secondo la Procura, sarebbe una delle beneficiarie indicate nel presunto accordo corruttivo tra Galvagno e l’imprenditrice Marcella Cannariato.

Il commento di Galvagno

Il presidente dell’ARS ha affidato la sua replica a un post social, sottolineando che “sono state escluse TUTTE le presunte indebite utilità percepite a titolo PERSONALE” e che confida “nell’accesso integrale agli atti per dissipare ogni dubbio sulla correttezza istituzionale” del suo operato.

Tuttavia, per la Procura il quadro accusatorio è solido. Due posizioni sono state stralciate per approfondimenti, ma l’impianto principale regge: dalle consulenze mirate a figure vicine al presidente, fino alla gestione privatistica dell’auto blu, il fascicolo sembra destinato a proseguire in direzione del rinvio a giudizio.

La Sicilia assiste così a un nuovo capitolo giudiziario che mescola politica, gestione pubblica e privilegi, con un focus preciso: l’uso dell’auto di rappresentanza, divenuta emblema di un potere esercitato – secondo l’accusa – con leggerezza e senso di impunità.

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.